Lecco, la Cgil fa causa al Ministero e vince. ll Tribunale: "Migranti discriminati"

Scontro per la tassa sui permessi di soggiorno

Stranieri

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Lecco, 16 ottobre 2020 - Una sentenza destinata a fare storia, oltre che giurisprudenza, quella del giudice Carlo Boerci del Tribunale di Lecco, che ha condannato il Ministero dell’Economia e delle Finanze a risarcire 35 cittadini stranieri per un contributo non dovuto relativo al rilascio e al rinnovo del permesso di soggiorno. Una battaglia combattuta e vinta dalla Cigl con l’aiuto degli avvocati Alberto Guariso, Susanna Pelzel e Livio Negri dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, che si sono battutti contro una gabella particolarmente odiosa introdotta nel 2011 dallo Stato per il rinnovo del permesso di soggiorno. Fino ad allora agli stranieri residenti in Italia venivano chiesti la stampa del documento, la spedizione postale e una marca da bollo. Facendo i conti la spesa per il rinnovo era pari a 73 euro e 50 centesimi, ma nel 2011 il Governo decise di aggiungere un ulteriore contributo che variava dagli 80 ai 200 euro a seconda della tipologia di permesso richiesto.

La Cgil ha presentato ricorso e nel 2015 la Corte di Giustizia europea ha dichiarato che questo contributo era sproporzionato in quanto rendeva economicamente difficoltoso l’accesso degli stranieri al regolare permesso di soggiorno. Il Tar del Lazio e il Consiglio di Stato hanno annullato il decreto ministeriale che aveva disposto gli incrementi, riconoscendo che l’amministrazione avrebbe dovuto fissare nuovi importi purché proporzionati e non eccessivi e disciplinare la restituzione di quanto pagato in eccesso.

Nonostante la condanna e le successive richieste di rimborso, l’Italia non solo non ha mai restituito quando dovuto, non ha mai nemmeno risposto alle richieste inviate dai cittadini dall’ufficio lecchese. Ora a ribaltare le cose è arrivata la sentenza del Tribunale di Lecco che, accertando la discriminazione, ha condannato il Ministero dell’Economia e delle Finanze a pagare le somme indebitamente richieste nel corso degli anni. "Una sentenza che risponde alle istanze presentate da molti cittadini migranti – spiegano i vertici della Cgil –. Cercheremo di informare, in modo più esteso, i tanti che oggi si trovano ancora in queste condizioni per aiutarli a recuperare quanto, alla luce della sentenza, risulta sborsato ingiustamente".