Bar, meno tavoli fuori dai locali Scontro tra lavoratori e Comune

Lecco, consigliere ed ex sindacalista: "Temono licenziamenti? Mi fa morire dal ridere". È polemica

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di Daniele De Salvo

I lavoratori dei bar del centro di Lecco si schierano contro l’ex sindacalista delle tute blu. I dipendenti di bar, ristoranti, pizzerie e locali pubblici del centro e del lungolago di Lecco non hanno infatti gradito affatto le dichiarazioni di Alberto Anghileri, capogruppo della compagine di maggioranza "Con la sinistra cambia Lecco", ex metalmeccanico, ma soprattutto ex segretario della Fiom di Lecco ed ex segretario di tutta la Cgil di Lecco che durante l’ultima assise consiliare, durante cui è stato approvato anche il nuovo controverso regolamento sull’occupazione del suolo pubblico, ha dichiarato di "morir dal ridere" circa la possibilità che i lavoratori degli esercizi pubblici potrebbero perdere il posto di lavoro in seguito alla riduzione del numero dei tavolini all’aperto imposta dal nuovo regolamento.

"Sono parole che fanno rabbia soprattutto se pronunciale da un ex sindacalista, come lo stesso Alberto Anghileri ha ricordato facendo riferimento al suo precedente impegno nel sindacato – spiega Nicoletta Bonacina, portavoce di una quarantina di dipendenti dei bar del centro di Lecco che avevano scritto una lettera al sindaco Mauro Gattinoni domandandogli di rimandare l’approvazione del regolamento a dopo la stagione estiva per poterlo migliorare –. Minimizzare e addirittura ridicolizzare le nostre preoccupazioni è qualcosa di aberrante e di irrispettoso per tutti i lavoratori del settore". I lavoratori dei bar temono infatti che meno tavolini in piazza significheranno meno clienti, meno incassi tra l’altro al termine di due anni di crisi economica per la pandemia e la crisi energetica e quindi più licenziamenti e meno posti di lavoro. "Altro che uso strumentale di noi lavoratori – prosegue la portavoce dei lavoratori degli esercizi pubblici –. I tavolini sono uno strumento di lavoro per le attività dove prestiamo servizio, ridurne la presenza anche in numeri ridotti significa portare una riduzione di clienti da servire e dunque di fabbisogno di personale per i locali. Una questione che non è stata compresa dall’amministrazione comunale".