Vino, consegne a domicilio in crescita E Winelivery rilancia aprendo i punti Pop

Gli obiettivi della piattaforma dedicata al food

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di Monica Pieraccini

Cresce la richiesta della consegna a domicilio di qualsiasi genere di prodotto, dagli integratori agli alimentari, fino al vino. La pandemia ha cambiato le abitudini delle persone, che sempre più numerose scelgono di ricreare a casa quell’atmosfera che si trovava più facilmente al bar o al ristorante in tempi pre Covid-19. Lo confermano i risultati 2020 di Winelivery, app attraverso la quale è possibile farsi consegnare a domicilio vini, birre, drink, anche analcolici, e snack per l’aperitivo entro mezz’ora di tempo e alla temperatura ideale per il consumo.

Presente con il servizio in 50 città italiane, sono oltre 700mila le app scaricate di Winelivery, per un fatturato consolidato a fine 2020 di 7,5 milioni di euro, sei volte quello del 2019. La crescita è dunque superiore al 600% e l’Ebitda è positivo, "a dimostrazione – spiega la società – della solidità e del successo delle scelte operate dai vertici dell’azienda". Il 2020 ha visto anche la riconferma della fiducia dei soci, tra cui Gellify Digital Investment, Gdi, oltre che l’ingresso di nuovi soci sinergici al progetto. La raccolta ha consentito all’azienda di reperire le risorse necessarie all’esecuzione dell’ambizioso piano di sviluppo del quadriennio 2021-2024, che porterà Winelivery ad aumentare la capillarità e diffusione del servizio: oltre ai 60 punti vendita in tutta Italia, si avvia ad aprire i Winelivery Pop, a partire dalla città di Monza. "Consideriamo Winelivery ancora una startup, perché, come tale – spiega Francesco Magro (nella foto), fondatore e ceo dell’azienda – abbiamo brama di crescita e ci poniamo obiettivi di sviluppo molto sfidanti. Al tempo stesso ci comportiamo come un’azienda che deve competere sul mercato, e quindi essere capace non solo di crescere a tassi importanti, ma anche di portare redditività agli azionisti". "Winelivery – aggiunge Magro – conquista il mercato e porta redditività perché la sua strategia punta a valorizzare i prodotti attraverso un servizio di consegna eccezionale nei tempi e nella cura, evitando in assoluto la leva prezzo e lavorando sul differenziarsi dagli altri operatori sul mercato con una proposta di valore distintiva".

Ma cosa comprano di più gli italiani con la app? Vino, nel 46,7 per cento dei casi, birra, per il 29,3 per cento e, per il 12 per cento, superalcolici e cocktail. Il vino più venduto come etichetta è il prosecco, seguito dalla Franciacorta. D’estate aumenta la richiesta dei bianchi mentre d’inverno tornano alla carica i rossi. Chi compra da Winelivery acquista mediamente dalle due alle tre bottiglie per ordine e il cliente tipo sono persone tra i 25 e i 45 anni, che si definiscono amanti del bere bene, ma non degli esperti e utilizzano questa app per la comodità del servizio oltre che per la qualità dei prodotti consegnati.

Nel 2021 l’obiettivo della società è di espandersi ulteriormente con l’apertura dei Winelivery Pop. Si tratta di punti di somministrazione e di ritiro per chi ordina da casa, che saranno presenti nelle città meno popolose, in modo da coprire anche in quelle zone più remote il servizio offerto dalla app. "La quale – fa presente Andrea Antinori, fondatrice di Winelivery – diventerà, non appena il cliente entra nel punto vendita, il menù del ristorante. In questo modo si potrà, a scelta, ordinare dal personale o direttamente dall’applicazione". L’idea è quella di partire da Monza, vicino a Milano, dove si trova lo store principale. Oltre a servire il mercato privato, Winelivery offre servizi sia al mondo Horeca che alle aziende, come mini-catering e regalistica. La piattaforma tecnologica è anche un canale di comunicazione che connette direttamente il consumatore con il produttore, il quale può presentare i propri prodotti e distribuirli.

Il servizio è stato lanciato nel gennaio 2016 a Milano e nel 2019 Winlivery è stata selezionata in EndeavorX, il programma lanciato da Endeavor Italia per gli imprenditori che dimostrano di avere il potenziale per essere parte della rete internazionale dell’organizzazione non-profit e giocare un ruolo di primo piano nell’ecosistema imprenditoriale locale. Inoltre, sempre nel 2019 è stata ammessa ad Elite, società parte del gruppo London Stock Exchange.