
Veicoli in fila per entrare nel tunnel del San Gottardo
Il tunnel del San Gottardo potrebbe diventare a pagamento, sull’esempio del traforo del Monte Bianco o del Gran San Bernardo.
L’ipotesi sta tenendo banco in Svizzera, suscitando non poche polemiche. Se infatti per quanto riguarda Monte Bianco e Gran San Bernardo si tratta di collegamenti transnazionali, il Gotthard-Strassentunnel è interamente in territorio elvetico dove il concetto di pedaggio, per quanto riguarda il traffico su gomma, è un tabù. Si paga la tassa autostradale annuale, la celebre ‘vignetta’, e stop.
Canton Ticino contrario
A protestare è soprattutto il Ticino, il cantone di lingua italiana che in questo modo verrebbe tagliato fuori dal resto della Confederazione. Il tunnel del Gottardo, infatti, collega la località ticinese di Airolo, in Val Leventina, con il canton Uri e il resto della Svizzera tedesca. La prospettiva di potersi recare negli altri cantoni – e di essere raggiunti - solamente pagando un pedaggio non va giù ai ticinesi, anche perché si tratterebbe di un unicum in tutta la Svizzera. Gianni Righinetti, vicedirettore del Corriere del Ticino, in un appassionato editoriale parla apertamente di cittadini di serie A di serie B, rifiutando anche l’ipotesi di un’esenzione dal pedaggio per i residenti nel cantone: “Non siamo una riserva indiana da sussidiare”, scrive l’editorialista.
Lunghe code
A mettere sul tavolo la questione del pedaggio al San Gottardo, che sarà uno dei temi centrali delle elezioni federali del prossimo ottobre, sono stati i rappresentanti del canton Uri, stanchi delle lunghe code che, soprattutto in occasione delle festività e delle vacanze, congestionano l’autostrada ma anche la viabilità locale. Nei mesi scorsi era stata avanzata l’idea del passaggio su prenotazione, in modo da poter gestire i flussi di traffico, ma la proposta era stata accolta con freddezza. Attorno al pedaggio si stanno invece coagulando diversi consensi nei cantoni germanofoni e, anche per questo, in Ticino è partita la levata di scudi.
Le due ipotesi
Detto che al momento si tratta solamente di una proposta, le ipotesi di pedaggio sul tavolo sono due. Una cifra fissa da pagare uguale a qualsiasi ora tutti i giorni dell’anno, sull’esempio degli altri grandi trafori alpini, oppure una cifra variabile in base ai momenti della giornata, della settimana e del mese, secondo il principio del ‘road pricing’. L’auspicio è che il balzello faccia desistere parte degli automobilisti ma anche dei camionisti, rendendo più conveniente per movimentare le merci quel traffico su ferro che la Svizzera ha potenziato non poco negli ultimi lustri. In entrambi i casi, i cittadini dei cantoni Uri e Ticino potrebbero essere esentati dal pagamento.
Le ripercussioni in Italia
Se la proposta dovesse andare in porto e, soprattutto, se effettivamente fungesse da deterrente contro gli automobilisti, la storica svolta del tunnel del San Gottardo - inaugurato nel 1980 quando con i suoi quasi 17 chilometri era la galleria stradale più lunga del mondo – avrebbe ripercussioni anche sull’Italia. Lo snodo si trova infatti lungo l’autostrada A2 Basilea-Chiasso, giungendo dunque fino al confine con Como e da lì, attraverso l’A9, alla rete autostradale di Milano. Si tratta della principale porta d’ingresso nel nostro Paese dal Nord Europa, più ancora del Brennero, una strada percorsa ogni anno da decine di migliaia di vacanzieri svizzeri e tedeschi, olandesi e belgi. Meno traffico anche sulle nostre autostrade, dunque, ma anche meno turisti. E il saldo costi-benefici per il nostro Paese, mettendo le due cose sulla bilancia, sarebbe decisamente negativo.