Reddito cittadinanza, in 3 anni spesi 20 miliardi. Ecco quanto, dove e chi lo riceve

Garantito a oltre 2 milioni di nuclei familiari. Su 100 beneficiari, per l'Inps, il 58,2% è considerato "teoricamente occupabile" ma è ancora senza lavoro

Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza

Sul reddito di cittadinanza si è divisa la politica ma anche la società, si sono consumati fiumi di polemiche con le categorie imprenditoriali che lo  considerano un disincentivo a lavorare, e dato la stura a commenti non proprio "britannici" sui destinatari, le loro origini oppure semplicemente in quale zona d'Italia vivono. Senza contare poi le quasi giornaliere scoperte di truffe ai danni dello Stato di chi al Reddito non avrebbe nessun diritto.

Ora, a tre anni dall'introduzione del reddito di cittadinanza,  i dati del Coordinamento generale statistico Inps ci forniscono un quadro più chiaro e alcune certezze non politiche ma statistiche. La prima: chi ha ottenuto il reddito, anche se oltre il 50% è abile a un impiego, difficilmente poi a trovato un lavoro. La media del contributo è di 577 euro al mese che possono diventare molti di più se si sommano ad altre forme d'aiuto. La prime tre province per incidenza, di percettori del reddito sono:  Napoli, Crotone, Palermo 

Vediamo il rapporto dell'Inps nei dettagli.

Quando è nato?

Istituito con decreto legge nel gennaio 2019 e diventato operativo dal 6 marzo dello stesso anno, il reddito di cittadinanza (Rdc) è una forma di sostegno economico finalizzato al reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale. Viene erogato ai nuclei familiari che ne fanno domanda, trovandosi in determinate condizioni sociali ed economiche. Qualora il nucleo familiare sia composto da uno o più soggetti di età pari o superiore a 67 anni oppure se sono presenti persone di età inferiore in condizione di disabilità grave o non autosufficienti, il reddito di cittadinanza diventa pensione di cittadinanza (Pdc). 

Chi può averlo?

La possibilità di accedere a questa forma di sostegno economico è legata alla presenza di diversi requisiti: reddituali: primo fra tutti un isee inferiore a 9.360 euro, patrimoniali per esempio un patrimonio immobiliare inferiore a 30 mila euro (senza considerare l'abitazione), residenziali avere la residenza in Italia da almeno 10 anni

Come si calcola?

Una volta riconosciuto il diritto alla prestazione, il calcolo dell'importo, che viene erogato tramite accredito su un'apposita carta elettronica (carta reddito di  cittadinanza), è basato su un meccanismo che integra il valore del reddito familiare fino a un valore soglia in funzione del numero e tipologia dei componenti. In ogni caso l'importo annuo non può essere inferiore a 480 euro. L'importo massimo annuo erogabile è di 16.560 euro per il Rdc e 18.432 euro per la Pdc.

Importo medio

In tema di importi, la media mensile per anno è 546 euro, ma con una netta differenza tra Reddito  (media 577 euro) e Pensione di cittadinanza  (media 281 euro). Il Rdc decorre dal mese successivo a quello di presentazione della domanda e viene erogato per un periodo di 18 mesi. Dopo tale periodo può essere rinnovato a seguito di presentazione di una nuova domanda. La Pdc invece si rinnova automaticamente, senza presentare ulteriori domande. 

Quanti lo hanno percepito?

Quanti sono stati i beneficiari del Rdc e della Pdc? Secondo i dati del Coordinamento generale statistico Inps oltre 2 milioni di nuclei familiari, ovvero circa 4,65 milioni di persone, hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità. Il totale erogato corrisponde a quasi 20 miliardi di euro (i dati sono riferiti al 17 gennaio 2022). Numeri importanti, che la dicono lunga riguardo la validità di questo strumento di sostegno al reddito familiare, ma che raccontano anche di tante persone in difficoltà economica.  Nell'analisi del numero di beneficiari si possono evidenziare tre fasi particolari: primi tre mesi dall'entrata in vigore (aprile-giugno 2019) con ben 859 mila nuclei familiari che hanno aderito alla misura, in seguito un flusso di nuovi beneficiari pari a circa 250 mila per semestre con picchi in corrispondenza dei momenti più critici della pandemia da Covid-19, una diminuzione nel flusso nel secondo semestre del 2021, con circa 100 mila nuovi beneficiari, probabilmente legata alla ripresa economica del Paese.

Chi lo ha ottenuto?

Dall'analisi sui primi tre anni della misura, emerge come su una percentuale di 100 soggetti beneficiari di Reddito e Pensione, escludendo il 41,8% costituito da minorenni, anziani, disabili e pensionati, il rimanente 58,2% è rappresentato da "teoricamente occupabili".  Tra questi, il 18,7% risulta ready to work ovvero coloro che attualmente hanno una posizione contributiva contemporanea al Rdc. Il 24,9% ha una posizione contributiva lontana nel tempo ovvero precedente al 2017. Il 14,6% non ha alcuna posizione contributiva dal 1975 al 2019, ovvero non è mai stato occupato. Ciò non significa che queste persone siano concretamente occupabili, per diversi motivi, tra cui la mancanza di qualifiche adeguate o per il fatto di essere genitore con figli piccoli.  A tale proposito è bene ricordare che l'Inps sostiene determinate categorie di persone con misure come l'assegno unico familiare, il bonus bebè e altre forme di integrazione del reddito familiare.  

Gli altri aiuti

Da segnalare che oltre il 40% dei nuclei familiari percettori riceve anche l'integrazione economica per il canone di locazione, un sostegno fondamentale, specie considerando che molte famiglie in difficoltà si trovano a dover pagare anche l'affitto per l'abitazione, una voce del bilancio che espone maggiormente al rischio povertà.  Delle 3.048.988 persone appartenenti ai nuclei familiari beneficiari di Rdc e Pdc a dicembre 2021, una su quattro è minorenne, due su tre risiedono al Sud. 

La geografia del Reddito

Nello specifico, le prime cinque province d'Italia per incidenza sono: Napoli, Crotone, Palermo, Caserta, Catania.  Proprio la'questione meridionale'è uno dei temi più discussi in materia di rdc. Un approfondimento su questo delicato argomento emerge dal XXI Rapporto annuale dell'Inps in cui viene mostrato con indicatori su base comunale, che lo squilibrio tra Nord e Sud è sostenuto anche da fattori di disagio economico locale come l'alto tasso di disoccupazione, il basso livello di istruzione e specializzazione, la mancanza di strutture e servizi adeguati