Parità di genere: con smartworking, orari flessibili e parità di salario qualcosa si muove

Bosch e Sisal sono state certificate da Winning Women Institute

Roberto Zecchino di Bosch

Roberto Zecchino di Bosch

Parità di genere, un'espressione molto utilizzata ma non sempre trasformata in prassi concreta. Negli ultimi due anni sono però diverse le aziende, in molti casi anche multinazionali, che ne stanno facendo un punto all'ordine del giorno. Tra queste ci sono anche due realtà imprenditoriali di grandi dimensioni come Sisal e Bosch. A certificarlo è Winning Women Institute, società benefit che dal 2018, prima in Italia, ha proposto una certificazione sulla parità di genere nel mondo del lavoro e che oggi si pone anche come consulente in materia per le aziende che decidono di avviare il processo di certificazione Nazionale richiesto dalla legge Gribaudo. A presiedere Winning Women Institute è per la prima volta una donna, Paola Corna Pellegrini. Segno dei tempi che cambiano, ma anche di una visione imprenditoriale che inevitabilmente ha bisogno di una nuova prospettiva. "La parità di genere è un tema su cui si stanno facendo dei passi avanti, ma bisogna  imprimere una decisa accelerazione e far crescere le azioni concrete" afferma Paola Corna Pellegrini.

Una nuova prospettiva che si è fatta strada anche all'interno di due realtà note e di peso internazionale come Sisal e Bosch. Nella prima lo smart working in azienda è attivo già dal 2016 con possibilità di lavorare da remoto per 12 giorni al mese, le neomamme così possono gestire gli impegni lavorativi e con flessibilità il periodo di maternità obbligatoria oltre a ricevere 300,00 euro al mese in più in busta paga, fino al diciottesimo mese del bambino se tornano al lavoro dopo i 5 mesi di maternità previsti dalla legge. I papà, invece, possono usufruire di 5 giorni in più di congedo parentale rispetto ai 10 concessi per legge. Attività promosse dall’azienda per favorire il lavoro femminile e agevolare il bilanciamento con vita privata, famiglia e figli. Sisal è stata riconosciuta da Winning Woman institute anche per la centralità dell'esperienza del lavoratore all’interno delle strategie aziendali; il target dell’uguaglianza di genere per Sisal passa attraverso tre importanti leve: il recruiting, i piani di sviluppo e di formazione interni e la riduzione del gender pay gap. Per quanto riguarda Bosch, invece, l'azienda è stata premiata per aver messo a punto politiche a tutela e sostegno della genitorialità, per aver favorito lo zero gender pay gap a parità di livello e ruolo lavorativo ricoperto. La società si pone inoltre l’obiettivo dell’inserimento del 20% di donne nei ruoli manageriali entro il 2023 e del 25% entro il 2030.

"La tematica dell’inclusione femminile è quantomai sentita in azienda dove la maggior parte dei collaboratori proviene da studi tecnici e, in entrata, le numeriche femminili sono ridotte rispetto a quelle maschili. Su questo particolare fronte si sono concentrati i nostri sforzi recenti nell’ambito delle politiche di inclusione" sottolinea Roberto Zecchino, deputy general manager e vicepresidente Risorse umane e organizzazione Bosch per il Sud Europa. "Ci stiamo impegnando affinché l’ampio turnover che si sta verificando in questo periodo sia per noi un’opportunità, che ci permetta di inserire in azienda un numero sempre maggiore di figure femminili. Inoltre da tempo ci stiamo impegnando per raggiungere un target gender parity del 50 per cento in valore assoluto e prevediamo di arrivare al 50 per cento di occupati donne e 50 per cento uomini entro il 2025, così come allo zero gender pay gap entro il 2030, seguendo le linee guida dell’agenda Onu" gli fa eco Ruggero Dadamo, chief people officer di Sisal.