Olanda paradiso fiscale. Ecco perché conviene alle aziende italiane

Luxottica, Ferrero e Campari fino alla Exor, la holding della famiglia Agnelli. I gioielli made in Italy che hanno scelto la terra dei tulipani

Amsterdam

Amsterdam

Mediaset è l'ultima di una lunga lista di aziende italiane che hanno deciso di trasferire la propria sede in Olanda per beneficiare di indubbi vantaggi fiscali. Tra loro figurano grandi nomi del made in Italy a cominciare da Exor N.V. Holding finanziaria della famiglia Agnelli, che con una capitalizzazione di quasi 24 miliardi di dollari riassume una storia imprenditoriale fatta di oltre un secolo di investimenti. Fondata nel 1927, nel 2016 ha deciso di trasferirsi la propria sede ad Amsterdam: è azionista di maggioranza di FCA, Ferrari, Juventus F.C. e dei gruppi editoriali GEDI e The Economist. Tra i primi a puntare la rotta verso il paese dei tulipani è stato Luxottica: il Gruppo di Leonardo Del Vecchio che produce e commercializza occhiali è in Olanda dal 1999 ma negli anni si sono trasferiti anche Ferrero, Illy, Telecom Italia, Prysmian e la Cementir di Caltagirone.

La migrazione di aziende multinazionali verso i Paesi Bassi e in particolare verso l’Olanda è un fenomeno che avviene dalla fine degli anni ’80 grazie all’agevolato regime fiscale che la nazione dedica alle attività commerciali, proprio come i colossi Usa Amazon, Google, Facebook che generano fatturato in tutta Europa: secondo i dati dell’associazione Tax Justice Network esse causano un mancato introito di 10 miliardi di euro alle economie europee, a vantaggio di Olanda e Paesi Bassi dove il fisco può avere un’incidenza addirittura inferiore al 5%. I Paesi Bassi sono ancora uno dei centri più importanti quando si tratta di elusione fiscale, spiega  Tax Justice Network nella sua classifica biennale dei paradisi fiscali. Solo le Isole Vergini britanniche, le Isole Cayman e le Bermuda giocano un ruolo maggiore, scrive la ONG internazionale secondo NOS.

In Olanda il sistema della tassazione per le società è così strutturato: il 20% verso fatturati annuali fino a 200mila euro e il 25% per fatturati superiori. Il vero vantaggio è soprattutto sul fronte dei dividendi, guadagni da cessioni di partecipazioni, royalties e plusvalenze, che al contrario non hanno alcuna imposizione fiscale sebbene nelò 2024 il governo olandese abbia annunciato l'introduzione di un prelievo sui dividendi.Tutto questo ovviamente favorisce le società sul fronte degli investimenti finanziari. Tuttavia, l’agevolata fiscalità non è l’unico punto di forza per un’azienda domiciliata in Olanda: il sistema olandese gode di un diritto societario estremamente semplificato.  

Nel luglio 2020 l’economista Gabriel Zucman ha stimato in quasi 10 miliardi di euro la somma che entra al fisco olandese ogni anno da parte di aziende europee, mentre i restanti ricavi rimangono a esse: con 6,5 di questi spetta all’Italia. Il tema della concorrenza fiscale all'interno dell'Europa resta quanto mai centrale nel vecchio continente dove ad esempio Irlanda e Lussemburgo e lo stesso Regno Unito offrono agevolazioni per quegli imprenditori che aprono una società in questi Paesi per attirare capitali dall'estero. Il rischio, nemmeno troppo nascosto, è quello di creare eccessiva disomogeintà in un Eruopa che al contrario dovrebbe favorire un'equa distribuzione delle risorse.