Bormio (Sondrio), 7 giugno 2024 - La Lombardia è la regione italiana più colpita dal fenomeno dell’ Italian sounding, ovvero alimentii prodotti all’estero e ma spacciati comeitaliani utilizzando, marchi, nomi storpiati, immagini e riferimenti geografici che traggono in errore il consumatore estero . Il danno economico per la Lombardia è pari a 10,2 miliardi l'anno, seguita da Veneto,10 miliardi, ed Emilia-Romagna con 9,9 miliardi “bruciati”.
Sono dati della ricerca di The European House - Ambrosetti, realizzata in occasione dell’8° forum 'La Roadmap del futuro per il Food&Beverage” di Bormio.
Il Paese che maggiormente apprezza e importa i prodotti agroalimentari lombardi e italiani è la Germania: per un valore di 9,3 miliardi di euro, nel 2022 assorbe il 16,3% delle esportazioni agroalimentari italiane – in aumento del 10,6% rispetto al 2021. Seguono gli Stati Uniti, con un valore di 6,7 mi- liardi di euro (11,7% delle esportazioni agroalimentari italiane, +18,4% rispetto al 2021), la Francia, con un valore di 6,6 miliardi di euro (11,5% delle esportazioni agroalimentari italiane, con un aumento del 17,3% rispetto al 2021), e il Regno Unito, con un valore di 4,2 miliardi di euro (7,4% delle esportazioni agroalimentari italiane, con un aumento del 13,3% rispetto al 2021). Congiuntamente, questi paesi pesano quasi per il 50% dell’esportazione agroalimentare italiana a dimostrazione di come quest’ultimo sia anche piuttosto concentrato in termini geografici e non solo di filiere.
L’Italian sounding si concentra principalmente in Giappone, Brasile e Germania. La quota media di prodotti dell’Italian sounding negli scaffali giapponesi è pari al 70,9%, in quelli brasiliani al 70,5% ed in quelli tedeschi al 67,9%. Ciò significa che, in questi paesi, su undici prodotti appartenenti alle categorie definite in media sette evocano l’italianità, e solo tre sono “veri” italiani. Operando la stessa analisi a livello di prodotti, emerge che, a eccezione di Francia e Canada, in tutti i paesi e per tutti i prodotti la quota di vero italiano è meno della metà. In particolare, del ragù disponibile negli scaffali internazionali il 61,4% è riconducibile all’Italian sounding, così come il 61,0% del parmigiano e grana e il 60,5% dell’aceto.