Milano – L’aumento era previsto, perché il decreto flussi ha incrementato il numero di posti, esteso i settori e abolito alcuni limiti come quello delle cinque domande per i datori privati. Non stupisce, quindi, se coi click day del 18, 21 e 25 marzo dalla Lombardia sono partite quasi 75mila richieste per altrettanti lavoratori extracomunitari (dati del Ministero dell’Interno elaborati da Il Sole 24 ore per provincia) a fronte dei 13mila del 2022 e dei poco più di 15mila del 2023 secondo i dati raccolti dalla campagna Ero Straniero. A livello nazionale si parla di oltre 702mila domande a fronte dei 151mila posti disponibili. Le province lombarde che hanno inviato più richieste sono Milano (35861), Brescia (10259) e Bergamo (8164), confermando il trend dei precedenti decreti flussi.
Resta, però, l’incognita: quante domande andranno a buon fine? L’invio della richiesta è solo l’inizio di un iter, che dura mesi e che, alla fine, rischia di risolversi spesso in un nulla di fatto, con il lavoratore che arriva in Italia e non trova più la disponibilità dell’azienda e si ritrova a vivere in clandestinità. La campagna Ero Straniero ha dimostrato dati alla mano che solo un 30% di chi è entrato con i decreti flussi poi è riuscito a stabilizzare la propria posizione lavorativa ed avere i documenti. E già ci sono le prime avvisaglie che il sistema, senza adeguati controlli, abbia ancora molte falle, tutto sulla pelle dei migranti. Lo denuncia da tempo Driss Ennya, responsabile Ufficio Immigrazione della Cgil Brescia. "Intorno ai click day sono nati veri e propri business – spiega – a partire dall’invio della domanda". Poiché tutto si gioca nel giro di pochissimi minuti, riuscire ad inviare la richiesta rapidamente è un servizio che viene venduto da agenzie apposite.
«Peccato che poi rilasciano ricevute in cui dicono di aver inviato la domanda ad un orario che non corrisponde al vero, perché in Prefettura risulta tutt’altro. Per far vedere al cliente di esser stati efficienti, cambiano una cifra, e l’orario passa dalle 9:13 alle 9:03. Intanto, però, il cliente ha pagato e magari ci torna anche la volta successiva". E poi c’è il tema delle possibili truffe. "Tra domanda e offerta c’è spesso un mediatore – sottolinea –. Del resto, quale azienda seria assumerebbe un lavoratore che non conosce e che proviene da un Paese lontano?". Si parla anche di cifre che cambiano a seconda dei continenti: per arrivare con l’unico canale regolare ormai disponibile, un lavoratore asiatico potrebbe arrivare a spendere da 10 a 12mila euro, dall’Africa 8mila euro. Poi, quando arriva, non trova l’azienda che avrebbe dovuto assumerlo. E così, si ritrova a vivere in clandestinità. "Molti stanno arrivando dal Sud per questo motivo – conferma Saai Abderrazak, presidente Federazione associazioni bresciane immigrazione (Fabi) – perché hanno il nulla osta ma non c’è l’azienda".