Imprese, inizio anno in salita: stretta al credito da 17 miliardi. E sui prestiti pesa l’extra-costo

A Brescia e Varese le diminuzioni record di denaro anticipato al mondo produttivo. I finanziamenti sono diventati più cari: la variazione è di 1,8 miliardi rispetto a un anno fa

Impresa artigiana

Impresa artigiana

Milano – Le imprese lombarde hanno iniziato l’anno con 17 miliardi in meno nelle casse. A calcolare il taglio dei prestiti al mondo produttivo è Confartigianato Lombardia.

L’associazione più rappresentativa della media e piccola impresa e dell’artigianato per numero di attività (95mila) e settori industriali (33) lancia anche un secondo grido d’allarme: le realtà lombarde che sono riuscite ad accedere a un finanziamento devono gestire un extra-costo di 1,8 miliardi rispetto a un anno fa. Stando all’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia su dati Banca d’Italia, le imprese sono ostacolate da due dinamiche: i prestiti costano di più per via dei tassi di interesse bancari saliti di 296 punti e i finanziamenti si sono ridotti (-6,1% su base annua). Inoltre, più le imprese sono piccole più il tasso applicato al prestito cresce (8% contro il 5,4% del totale delle aziende). E minori sono le dimensioni, maggiore è la diminuzione dei crediti concessi (-9% contro il -6,1% generale). In un anno il taglio è stato evidente quasi ovunque.

Le province più penalizzate appaiono Brescia (-15,3%) e Varese (-12,6%). Cali a due cifre anche per Sondrio (-10,3%), Lecco (-10,1%) e Como (-10%), con Bergamo (-9,8%), Pavia (-9,3%) e Cremona (-8,9%) appena dietro. Solo quattro province contengono la variazione negativa sotto la media regionale: Milano (-5,8%), Monza (-4,9%), Lodi (-4%) e Mantova (-2,3). Lodi è anche l’unica in controtendenza rispetto al trend generale all’insegna della stretta al credito: le attività della provincia hanno migliorato la variazione tendenziale annuale da -9 a -4%. Per tutte le altre, invece, si è trattato di un peggioramento: a fine 2022 Brescia vantava un indice positivo che sfiorava il 6%, così come Milano (+7,7%). In valori assoluti i settori produttivi della Lombardia hanno perso 17 miliardi: 4 Brescia, 6,7 Milano, 1,8 Bergamo, uno Varese.

L’Osservatorio ha calcolato anche la stima dell’extra-costo legato al rincaro dei tassi di interesse: solo le imprese del Milanese che hanno avuto i finanziamenti devono mettere a bilancio una spesa di 660 milioni in più su base annua. Seguono quelle bresciane (+262 milioni) e bergamasche (+202 milioni), brianzole (+119 milioni) e varesine (+111 milioni). A Mantova il costo del denaro ha subìto un rincaro di 90 milioni, a Como di 84 e a Cremona di 79. Sondrio e Lodi (+34 milioni) sono le aree dove l’effetto del rialzo dei tassi si è invece sentito di meno, davanti a Lecco (+53 milioni ) e Pavia (+65 milioni).

Confartgianato ha misurato anche gli effetti sulle economie dei territori. I maggiori costi determinati dal caro-tassi e dalle altre due criticità post-pandemia (le spese energetiche e l’allargamento del mismatch, il mancato allineamento tra domanda e offerta lavorativa) pesano di più a Brescia, Sondrio (entrambe con il 3,3% del valore aggiunto) e Lecco (3%). L’impatto inferiore è invece a Milano (1,9%). l’unica sotto il valore medio regionale del 2,3%.