Gabbie salariali, cosa sono. Dalla Lombardia alla Sicilia: come cambia il costo della vita

L'idea lanciata dal ministro Valditara sta generando forti polemiche e discussioni

Nelle ultime ore si fa un gran parlare delle gabbie salariali dopo che il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ha lanciato l'idea che gli stipendi degli insegnanti possano essere legati al costo della vita delle zona in cui lavorano. Ma cosa sono le gabbie salariali? Sono mai state in vigore? E come inciderebbero sugli stipendi dei lombardi?

Insegnanti
Insegnanti

Le gabbie salariali

Le gabbie salariali sono un meccanismo in base al quale gli stipendi sono legati al costo della vita. Stipendi più alti nelle zone o regioni dove vivere costa di più. Buste paga più basse dove vivere costa di meno.

La storia delle gabbie salariali in Italia

"Le gabbie salariali nascono con un accordo firmato il 6 dicembre 1945 tra industriali e organizzazioni dei lavoratori, per la parametrazione dei salari sulla base del costo della vita nei diversi luoghi. Entrate in vigore nel 1946, all'inizio furono previste solo al nord, e solo in seguito estese a tutto il paese. In origine, la divisione era in quattro zone, ciascuna con un diverso calcolo dei salari2, si legge sull'enciclopedia online Wikipedia.

La nascita

Sempre Wikipedia riporta che nel 1945 il Paese intero viene diviso in 14 zone nelle quali si applicano salari diversi a seconda del costo della vita. Tra la zona in cui il salario era maggiore e quella in cui il salario era minore la distanza poteva essere anche del 29%. Nel 1961 il numero di zone fu dimezzato, si passò da 14 a 7, e la forbice tra i salari passò dal 29% al 20%.

L'abolizione

Il sistema delle gabbie salariali incontrò una progressiva e sempre più forte opposizione di sindacati e lavoratori, che le consideravano discriminatorie e poco eque. Il sistema fu abolito nel 1969 sulla spinta di forti mobilitazioni operaie. L'abolizione fu graduale e fu completata nel 1972.

Il costo della vita in Lombardia e Milano

La Lombardia, e in particolare la zona di Milano, sono fra le aree del Paese in cui il costo della vita è maggiore. Milano, nel 2021, era la città più cara d'Italia secondo la classifica stilata dal Codacons che aveva valutato in base al costo dei generi alimentari e dei beni inseriti nel paniere Istat:

  • Milano: 835,65
  • Napoli: 816,75
  • Cagliari: 800,50
  • Genova: 793,47
  • Bologna: 789,42
  • Roma: 784,49
  • Torino: 778,05
  • Aosta: 775,35
  • Venezia: 774,49
  • Trieste: 726,68
  • Bari: 724,18
  • Trento: 719,86
  • Perugia: 718,75
  • Firenze: 669,23
  • Palermo: 639,28
  • Catanzaro: 609,32
  • Pescara: 588,72

Le critiche

I sindacati hanno immediatamente criticato l'uscita del ministro Valditara. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini ha detto: "Le dichiarazioni sulla scuola del ministro Valditara non sono accettabili perche' il ministro vuole riportarci indietro di 50 anni alle gabbie salariali". "Dopo di che - ha invece detto Ivana Barbacci, segretario generale della Cisl Scuola - possiamo immaginare degli interventi, che possono chiamarsi welfare contrattuale, a sostegno ad esempio della tenuta anche del caro vita. Ma questo - ha precisato - è a corredo e andrebbe discusso e valutato per tutto il territorio nazionale. Ci sono degli ambiti, nella stessa Lombardia, il costo della vita è sicuramente molto alto nella città metropolitana di Milano più basso in qualunque altro comune della Lombardia, della provincia di Sondrio Cologno Monzeze, nel Lambrate nel Vimercate, sono realtà dove il costo della vita è più basso. Quindi la metterei su un altro piano. Sinceramente devo dire di non aver sentito il ministro Valditara auspicare le gabbie salariali. Quindi - ha concluso - mi riservo un incontro vis a vis con il Ministro affinché chiarisca bene".