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Milano, 12 febbraio 2020 - Raccontare storie, valorizzare i prodotti, comunicare il territorio: chef, enologi e ristoratori diventano sempre più ambasciatori e fautori di esperienze turistiche e culinarie a 360 gradi, attitudine fondamentale per rispondere all’appello del viaggiatore enogastronomico, da quindici anni sempre più pervasivo. È quanto emerso ieri nel workshop sul tema “Turismo enogastronomico“, a BitMilano 2020 in Fieramilanocity, moderato dal direttore del Giorno, Sandro Neri. "L’offerta enogastronomica è diventata uno degli asset fondamentali del turismo: oggi il 94% dei visitatori di tutto il mondo cerca questo tipo di esperienze in un viaggio, appena nel 2007 il dato era fermo al 17%". Così Roberta Garibaldi, autrice dell’annuale “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano“, ha aperto i lavori affiancata da Ugo Cennamo, curatore di Itinerari, mensile a tema allegato al Quotidiano Nazionale, dal giornalista Paolo Galliani e da Andrea Berton, chef stellato della scuola di Gualtiero Marchesi, con un ristorante a Porta Nuova dal 2013.
" Quando sono arrivato nel ‘90 a Milano non c’era una mentalità enogastronomica, è cresciuta molto negli ultimi dieci anni – ricorda Berton, che ha avuto due stelle Michelin al Trussardi alla Scala -. Oggi è superato il cliché del ristorante-cattedrale: esistono esperienze e tipologie diverse ma la qualità resta fondamentale. Diversificare è una strategia necessaria nella cucina contemporanea che vuole innovare".
Così, in un panorama che vede la qualità alzarsi fino al bar sotto casa, a guidare il nuovo trend turistico sono i Millennials: "Il settore non è più solo appannaggio di visitatori di mezza età, con alto reddito, curiosi di cantine e ristoranti stellati – aggiunge Garibaldi, docente di Tourism management dell’Università di Bergamo -. Oggi il 71% cerca esperienze culinarie memorabili e il 59% dichiara di decidere in base alle attività a tema". "Come operatori del settore abbiamo una nuova responsabilità: veniamo scelti dal cliente che mangia per star bene, non solo per sfamarsi, in territori che valorizziamo attraverso i prodotti. È importante comunicare questa cultura, sia attraverso i social che con il lavoro del giornalismo", spiega lo chef, stellato anche al “Berton al lago“ di Torno (Como) e collaboratore in bistrot, rinomate strutture termali e sciistiche. "Il ristorante è diventato sempre più un luogo dove assaggiare ingredienti nei piatti e cogliere brani di vita fuori dal piatto – spiega Galliani -. Prima era solo un “contenitore“ dove accomodarsi per mangiare, ora sono laboratori di design di interni dove incontrare sapori e saperi, luoghi di stupore, socialità e convivialità. Se il ristorante deve saper parlare, anche il Paese deve saper fare sistema, comunicando in maniera organica le proprie eccellenze. Un esempio? I 15 itinerari del vino in Lombardia". Oppure un simbolo nazionale: la pizza, la parola più cercata sul web dai turisti stranieri.
«Il 92% dei tour operator stranieri ritiene che le esperienze enogastronomiche siano rilevanti per visitare l’Italia e la pizza, patrimonio Unesco, dovrebbe diventare un asset su cui puntare: pensiamo a un museo, solo negli Stati Uniti ce ne sono quattro – sottolinea Garibaldi -. Food truck, microbirrifici, aziende storiche, visite ai produttori locali, corsi di cucina: sono tutte idee per una logica di rete sul territorio". "L’Italia è ridondante di bellezze, tanto che spesso non sono valorizzate con il giusto peso, a differenza di altri paesi – osserva Cennamo -. Cresce però un movimento che privilegia la qualità, cercandola dov’è garantita dagli chef stellati. Ogni penultima domenica del mese “Itinerari“ vuole mettere in luce queste risorse, scoprendo in ogni numero cinque eccellenze, piccole produzioni scovate tra regioni e territori, dai vini della Valtellina al tartufo dell’Umbria. E in questo viaggio tutti gli chef hanno qualcosa da raccontare: dove ci sono passione e voglia di comunicare i risultati si ottengono".