Roma, 7 agosto 2025 – Sono scattati alla mezzanotte di Washington (le 6 in Italia) i nuovi dazi Usa. Sono decine i partner commerciali degli Stati Uniti che da oggi si troveranno a dover fare con la nuova politica commerciale, di portata storica, di Donald Trump. Miliardi di dollari in entrate fiscali finiranno nelle casse della Casa Bianca, come ha detto a più riprese il presidente americano, salvando così gli Usa da una possibile recessione.
Tariffe differenziate in base agli accordi stretti con i diversi Paesi, in Europa la tassazione sulle esportazioni sarà del 15% per quasi tutte le merci. Bruxelles ha detto di aspettarsi lo stesso tasso anche per auto, farmaci e chip. Si attendono gli ordini esecutivi.
Tra i tanti nodi ancora da sciogliere ci sono i costosi impegni assunti dall’Unione europea: investimenti per 600 miliardi di dollari (circa 550 miliardi di euro) negli Usa entro il 2029 e un massiccio aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto, petrolio e combustibili nucleari dagli Stati Uniti, per un valore di 250 miliardi di dollari all’anno nei prossimi tre anni.
Fino a ieri, praticamente tutti i beni importati negli Usa da qualsiasi Paese erano soggetti a un dazio minimo del 10%. Ora le aliquote variano sostanzialmente da paese a paese. Le tariffe più alte sono imposte sui beni provenienti da Brasile (50%), Laos (40%), Myanmar (40%), Iraq (35%) e Serbia (35%). Alla Svizzera viene applicato il 39%: pressioni politiche nel Paese perché il governo annulli l’acquisto di F-35 dagli Usa per 9 miliardi. Ma la presidente: “Nessuna contromisura”.
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Giornata positiva per i mercati azionari del Vecchio continente: la Borsa migliore è stata quella di Francoforte, che ha chiuso con una crescita dell'1,2%, seguita da Madrid in aumento dell'1,1%. Positive dello 0,9% Parigi, Amsterdam e Milano. Solo Londra ha registrato un segno negativo (-0,7% finale), appesantita dal voto contrastato nel board della Banca centrale per il taglio dei tassi e dalle successive dichiarazioni che fanno ipotizzare agli operatori una frenata nella politica di allentamento monetario. Calmo l'euro contro il dollaro a quota 1,164. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni è rimasto piatto: il differenziale ha concluso la seduta a 79 punti base, sullo stesso livello dell'avvio, con il rendimento del prodotto del Tesoro al 3,42%. Sul fronte dell'energia, il future sul metano con consegna a settembre ha chiuso in calo dello 0,9% a 32,9 euro al Megawattora, mentre il petrolio è piuttosto stabile poco sopra i 64 dollari al barile.
Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ricevuto al Cremlino il consigliere per la sicurezza nazionale dell'India, Ajit Doval, dopo che Washington ha aumentato nuovamente i dazi sui prodotti indiani a causa degli acquisti di petrolio russo. Lo riportano le agenzie di stampa russe. Ieri, gli Stati Uniti hanno deciso di imporre dazi al 50% sui prodotti indiani importati, criticando Nuova Delhi per i suoi acquisti di petrolio russo. Il provvedimento, che prevede un aumento del dazio esistente del 25%, colpirà in particolare il settori tecnologico, farmaceutico e tessile.
La Svizzera rispetterà l'accordo di fornitura con gli Stati Uniti per l'acquisto di aerei da combattimento F-35 e del sistema missilistico Patriot, nonostante i dazi del 39% imposti da Washington. Lo ha detto la presidente elvetica Karin Keller-Sutter in conferenza stampa, interpellata sulle pressioni politiche interne per congelare il contratto da 7,3 miliardi di franchi svizzeri. "Il Consiglio federale ha ripetutamente affermato che continuerà a utilizzare gli F-35. Se non lo facessimo, non avremmo alcuna difesa aerea", ha evidenziato. La Svizzera non prenderà "per il momento" in considerazione contromisure ai dazi statunitensi del 39%, ha aggiunto Keller-Sutter, precisando che "la missione diplomatica a Washington aveva l'obiettivo di presentare una nuova offerta alle autorità statunitensi: un obiettivo raggiunto, che rappresenta uno sviluppo positivo".
In Brasile il consigliere speciale della Presidenza della Repubblica, Celso Amorim, ha confermato la telefonata tra il presidente Luiz Inácio Lula da Silva e il primo ministro indiano, Narendra Modi, prevista per oggi, per parlare dell'aumento dei dazi Usa. Il prossimo ad essere contattato dovrebbe essere il leader cinese, Xi Jinping. Secondo quanto riportano i media locali, Lula sta valutando una risposta coordinata dei Brics ai dazi statunitensi, tema di cui si era discusso anche in occasione del vertice dei leader di luglio, a Rio de Janeiro.
La dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti sui dazi per dare seguito all'intesa di principio è sul tavolo di Washington, "la palla è nel loro campo" e "ci attendiamo che ci aiutino a fare passi avanti". Lo ha detto il portavoce Ue per il Commercio, Olof Gill, durante il briefing con la stampa. Inoltre, Bruxelles si aspetta "a giorni" l'ordine esecutivo firmato da Donald Trump che porterà i dazi sulle auto Ue dall'attuale 27,5% al 15%, come previsto nell'intesa, ha ribadito il portavoce, senza tuttavia indicare una data precisa.
"Abbiamo ottenuto un impegno per un tetto tariffario uniforme del 15% che si applica a tutti i prodotti, e si tratta dell'unico accordo con gli Stati Uniti che non impone tariffe aggiuntive rispetto alle tariffe della nazione più favorita. L'impegno" sancito dall'accordo del 27 luglio "vale anche per farmaci e chip". Lo ha detto Olof Gill, portavoce della Commissione Ue, nel corso del briefing con la stampa.
"L'export di semiconduttori dall'Ue agli Usa è soggetto al 15%" ha spiegato un portavoce aggiungendo che al momento non c'è certezza se sui chip i dazi applicati siano del "15% o pari a zero", ovvero secondo le esenzioni che avrebbero concordato Usa e Ue. Le parole della portavoce fanno seguito alle dichiarazioni di Donald Trump, che questa notte ha minacciato dazi al 100% a tutti i semiconduttori importati negli Stati Uniti. "Siamo molto soddisfatti del nostro risultato: fino a poche settimane fa si parlava della possibilità di tariffe al 30%, mentre ora siamo riusciti a stabilizzare e mettere in sicurezza le catene di approvvigionamento transatlantiche, a beneficio della nostra industria e dei consumatori", ha aggiunto Gill.
La Commissione europea si attende che "in tempi brevi" gli Stati Uniti adottino altri ordini esecutivi per ricondurre al tetto del 15% i dazi commerciali sulle importazioni dalla Ue anche per auto, componentistica per l'auto, farmaceutica chip e semiconduttori. "Ci attendiamo che gli Usa attuino il prima possibile questo impegno, non posso dirvi quando: questa è una domanda da rivolgere agli Usa", a riferito un portavoce della commissione Ue, Olof Gill durante la conferenza stampa di metà giornata a Bruxelles. "Non posso dare i tempi, per l'auto abbiamo un chiaro impegno degli Usa sul fatto che il tetto del 15% toccherà anche il settore, la componentistica per l'auto, la farmaceutica e i microprocessori", ha ribadito. "Non abbiamo dubbi che altri ordini esecutivi arriveranno presto", gli ha fatto eco un'altra portavoce, Arianna Podesta.
In Svizzera cresce la pressione politica sul governo per rivedere il contratto con l'azienda statunitense Lockheed Martin per l'acquisto di caccia F-35, del valore massimo di 7,3 miliardi di franchi svizzeri (9,1 miliardi di dollari), dopo che il presidente statunitense Donald Trump ha imposto un dazio del 39 per cento sulle merci elvetiche. E' quanto riferisce l'agenzia d'informazione "Bloomberg", secondo cui esponenti di diversi partiti giudicano incompatibile il mantenimento di un accordo di questa portata con un Paese che applica misure tariffarie così elevate. "Un Paese che ci tira pietre in cambio di scambi commerciali non dovrebbe ricevere regali da noi" ha dichiarato il deputato ecologista Baltasar Glettli, che in primavera aveva presentato in Parlamento una proposta di risoluzione per annullare il contratto, che potrebbe essere discussa già a settembre. Il copresidente del Partito socialdemocratico, Cedric Wermuth, ha chiesto un secondo referendum "affinché il popolo possa bloccare l'acquisto". Anche esponenti liberali iniziano a esprimere dubbi. "Non capisco come si possa accettare di acquistare F-35 a prezzi più alti del previsto, soprattutto dopo l'attacco tariffario americano", ha affermato il deputato Hans-Peter Portmann, alleato politico della presidente Karin Keller-Sutter, aggiungendo che il governo dovrebbe valutare una sospensione, totale o parziale, del contratto e rafforzare la cooperazione difensiva con l'Europa.
Il contratto con Lockheed Martin aveva rappresentato un segnale di apertura verso Washington, ma è ora messo in discussione. La Svizzera, che non può esportare armi in zone di conflitto come l'Ucraina, si è impegnata a rifornirsi entro il 2025 per almeno il 30 per cento di armamenti dall'Europa e ha avviato negoziati con l'Ue sulla sicurezza. Il dazio statunitense del 39 per cento sulle esportazioni svizzere - che colpisce anche orologi di lusso e capsule di caffè - è il più alto tra i Paesi sviluppati, contro il 15 per cento applicato all'Ue. Durante una visita di emergenza a Washington, Keller-Sutter ha incontrato il segretario di Stato Usa Marco Rubio. Secondo il dipartimento di Stato, le parti "hanno ribadito il loro impegno a rafforzare la cooperazione bilaterale in materia di difesa".
Apple investirà 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti in quello che "è il maggiore investimento che Apple abbia mai fatto in America e nel mondo". Lo afferma il presidente degli Usa Donald Trump ieri sera in una conferenza stampa assieme al ceo del colosso tecnologico Tim Cook. "Compagnie come Apple tornano a casa - ha aggiunto Trump - Un anno fa eravamo un paese morto, ora siamo il paese più 'caldo' al mondo" dal punto di vista economico. Il presidente ha anche annunciato l'intenzione di applicare dazi del 100 % sui chip e i semiconduttori prodotti all'estero.
"Le prospettive di inflazione sono più incerte del consueto, per effetto della volatilità dello scenario delle politiche commerciali a livello mondiale". Lo scrive la Bce nel Bollettino economico. "Un rafforzamento dell'euro - spiegano gli esperti dell'Eurotower - potrebbe far diminuire l'inflazione più di quanto atteso. Inoltre, l'inflazione potrebbe risultare inferiore se dazi più elevati inducessero una minore domanda di esportazioni dell'area dell'euro e un reindirizzamento verso l'area delle esportazioni provenienti da paesi con eccesso di capacità produttiva. Le tensioni commerciali potrebbero determinare maggiore volatilità e avversione al rischio nei mercati finanziari, gravando sulla domanda interna e riducendo quindi l'inflazione".
Per contro, si legge, "l'inflazione potrebbe risultare superiore se la frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali spingesse al rialzo i prezzi all'importazione e accrescesse i vincoli di capacità nell'economia interna. Anche un incremento della spesa per difesa e infrastrutture potrebbe far aumentare l'inflazione nel medio termine. I fenomeni meteorologici estremi e, più in generale, il dispiegarsi della crisi climatica potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le aspettative".
Sui dazi "la competenza è della Commissione europea, che adesso sta trattando su eventuali prodotti che potrebbero rientrare nelle esenzioni rispetto alle tariffe. Anche in questa trattativa l'Italia farà del suo meglio per tutelare i suoi interessi nazionali, anche considerando che molti dei prodotti che sono simbolo dell'export italiano in realtà sono impossibili da sostituire con produzioni interne americane, banalmente perché sono prodotti unici e ovviamente anche questo lo stiamo facendo notare". Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervistata al Tg5 ieri sera. "Ma - ha proseguito la premier - quello che stiamo facendo noi e che dobbiamo fare soprattutto è continuare ad aiutare le nostre imprese e i nostri produttori. Lo abbiamo fatto negli ultimi giorni, ad esempio mettendo un altro miliardo di euro sulle filiere agroalimentari e approvando un importante pacchetto di semplificazioni che era quello che le nostre aziende chiedevano. Continuiamo a stare al fianco dei nostri produttori", ha concluso.
Apertura in rialzo per la Borsa di Milano, nel giorno in cui scatta l'entrata in vigore dei dazi. L'indice Ftse Mib ha avviato le contrattazioni in rialzo dello 0,23%, a 41.105 punti.
La Svizzera terrà una riunione straordinaria in giornata, dopo che i massimi funzionari non sono riusciti a convincere Washington a non imporre dazi del 39% sulle merci svizzere. L'aliquota è una delle più elevate imposte ai paesi che commerciano con gli Stati Uniti e mette a repentaglio interi settori dell'economia svizzera, fortemente orientata alle esportazioni, in particolare l'orologeria e i macchinari industriali, ma anche il cioccolato e i formaggi.
"Dopo il ritorno della delegazione dagli Stati Uniti, il Consiglio federale terrà una riunione straordinaria nel primo pomeriggio. Seguirà una dichiarazione al termine della riunione", ha pubblicato il governo su X. La presidente svizzera Karin Keller-Sutter e il ministro dell'Economia Guy Parmelin si erano recati negli Stati Uniti, ma hanno potuto incontrare solo il segretario di Stato americano Marco Rubio e non Trump. Dopo l'incontro di mercoledì, Keller-Sutter ha parlato solo di "uno scambio molto amichevole e aperto su questioni comuni".
Dalla mezzanotte di Washington sono entrati in vigore i nuovi dazi introdotti dal presidente Donald Trump su decine di partner commerciali degli Stati Uniti. La nuova politica commerciale, di portata storica, arriva dopo mesi di minacce e negoziati, tra cui quello con l'Unione Europea chiuso con l'accordo sul prelievo al 15% sui beni importati dall'Ue. Trump ha salutato l'aumento delle tariffe sottolineando che miliardi di dollari in entrate fiscali affluiranno negli Stati Uniti, senza causare un'inflazione catastrofica o una recessione. Prima di giovedì, praticamente tutti i beni importati da qualsiasi paese erano soggetti a un dazio minimo del 10%. Ora le aliquote variano sostanzialmente da paese a paese. Le tariffe più alte sono imposte sui beni provenienti da Brasile (50%), Laos (40%), Myanmar (40%), Svizzera (39%), Iraq (35%) e Serbia (35%). Altri 21 paesi sono soggetti a dazi superiori al 15%. Tra questi figurano diversi paesi dai quali gli Stati Uniti dipendono fortemente per una varietà di beni, come il Vietnam (20%), l'India (25%), Taiwan (20%) e la Thailandia (19%).
Oltre a Canada e Messico, tutti gli altri paesi dai quali gli Stati Uniti importano beni continueranno a essere soggetti a un dazio minimo del 10%, con alcune eccezioni. I beni provenienti da Messico e Canada sono esenti dai dazi se conformi all'accordo di libero scambio USA-Messico-Canada. In caso contrario, i beni dal Messico sono soggetti a dazi del 25%, mentre quelli dal Canada sono soggetti a dazi del 35%, in aumento rispetto al precedente 25%.
"È mezzanotte!!! Miliardi di dollari in dazi stano ora affluendo negli Stati Uniti d'America!" ha scritto Donald Trump su Truth allo sccocare dell'ora che segna l'entrata in vigore delle tasse doganali imposte dalla sua amministrazione. "I dazi reciproci entreranno in vigore a mezzanotte di questa notte!" si legge nel post, scritto in maiuscolo, come consuetudine nella retorica trumpiana sui social, e pubblicato due minuti prima dello scoccare dell'ora sulla costa occidentale degli Stati Uniti, "miliardi di dollari, in gran parte da Paesi che, sghignazzando, hanno approfittato degli Stati Uniti per molti anni, cominceranno a fluire negli Usa. L'unica cosa che potrebbe fermare la grandezza dell'America e' un tribunale di giudici della sinistra radicale che vogliono vedere il nostro Paese fallire!".