Covid, boom in Borsa della case farmaceutiche: ecco quanto hanno guadagnato in due anni

Da Pfizer, BioNTech e Moderna, produttrici dei principali vaccini, a quelle che hanno sviluppato farmaci e test

Covid, i guadagni in Borsa delle case farmaceutiche

Covid, i guadagni in Borsa delle case farmaceutiche

Il Covid-19 mette in ginocchio l'economia mondiale ma per il settore farmaceutico è, anche, una fonte di guadagno. Dai vaccini ai farmaci, senza trascurare i test per il tracciamento del virus, i colossi della biomedica sono in prima linea da ormai quasi due anni nella battaglia alla malattia. Per salvare vite e debellare, o comunque rendere inoffensiva, la Sars-CoV-2, in modo da restituire a tutti sicurezza e normalità.

Tuttavia, la lotta alla pandemia inevitabilmente si intreccia con interessi politici ed economici: nulla di scandaloso, così funziona il mondo, ma proprio per questo sarebbe ipocrita negarlo. E i profitti delle Big Pharma, da Pfizer a Moderna, da Astrazeneca a Novavax, sono lì a dimostrarlo. Tra l'altro, a ulteriore conferma, c'è anche il rovescio della medaglia: le case farmaceutiche che non si sono agganciate al 'treno del Covid', o lo hanno fatto solo marginalmente, non sono state premiate dal mercato. 

Analizzando l'andamento in Borsa di alcuni dei principali attori sullo scacchiere della pandemia, si nota un'impennata nel valore delle azioni che coincide grosso modo con la diffusione del Covid-19 a livello planetario. In circa 20 mesi, dal marzo 2020 a oggi, la finanza ha premiato gli sforzi e i risultati delle case farmaceutiche. In tutto il mondo. AstraZeneca ha subìto numerosi attacchi per alcuni casi di trombosi che si sono verificati dopo le somministrazioni, ma il ridimensionamento e i parziali stop ricevuti da alcuni Paesi non hanno particolarmente intaccato l'azienda anglo-svedese, quotata alla Borsa di Londra: il valore di un'azione è passato da 6.794 sterline del 28 febbraio 2020 alle 8.536 odierne, +25,6%.Il 28 febbraio dello scorso anno al New York Stock Exchange un'azione Novavax, l'azienda statunitense il cui vaccino dovrebbe ottenere il via libera dell'Ema proprio oggi, valeva 16 dollari: oggi viene scambiata a 218,65, un incremento di oltre 12 volte il valore iniziale .Discorso simile per la francese Valneva, il cui vaccino è anch'esso in rolling review all'Ema, passata a un valore per azione di 2,81 euro del febbraio 2020 agli attuali 25,84 euro, per un incremento dell'819%. 

Dall'alleanza Pfizer-BioNTech è nato invece il vaccino più utilizzato nel mondo occidentale e le due case ne stanno ovviamente beneficiando. Se agli inizi di marzo 2020 un'azione dell'azienda americana valeva 33,18 dollari, oggi si compra a 59,48: +79,3%. Ai partner tedeschi, anch'essi quotati alla Borsa di New York, sta andando ancora meglio: dai 35 dollari di inizio marzo 2020 il valore di un'azione è passato a 287,28 dollari, un'impennata del +720,8%. Sempre in tema di vaccini, non fa eccezione Moderna, passata dai 26 dollari ad azione di fine febbraio 2020 ai 294,80 odierni: +1.033,8%. Dicorso diverso per Johnson&Johnson che, oltre a non godere ormai di molte fortune rispetto ai sieri concorrenti, non è una farmaceutica pura ma vanta un forte core business nella cosmetica e cura del corpo, rappresentando dunque un caso a sé. Abbastanza comprensibile, quindi, che i 138,48 dollari ad azione di fine febbraio 2020 non siano un valore molto diverso dai 168,23 dell'ultima chiusura al New York Stock Exchange. In tema vaccini non bisogna poi dimenticare Sputnik che, sviluppato da un istituto statale come il Gamaleja di Mosca, viene prodotto da diverse società farmaceutiche mondiali. Gli argentini Laboratorios Richmond, ad esempio, che, quotati alla Borsa di Buenos Aires, hanno visto il valore di una singola azione passare dai 104,50 pesos del febbraio 2020 ai 237 pesos dell'ultima chiusura: +126,8%. Discorso simile per l'egiziana Minapharm Pharmaceuticals, altra produttrice del vaccino russo, le cui azioni nel marzo 2020 valevano meno di 79 sterline egiziane e oggi si attestano a 107,50: +36,1%. 

Ma se i vaccini sono l'arma principale, la guerra al Covid si combatte anche con cure e tracciamento. La giapponese Shionogi&Co, che ha sviluppato un potente farmaco anti Covid, nel marzo 2020 aveva toccato alla Borsa di Tokyo il minimo degli ultimi cinque anni, attestandosi a 4.486 yen per azione, mentre oggi il valore è pari a 7.740: +72,5%. Al 13 marzo 2020 le azioni del colosso elvetico Hoffmann-La Roche valevano 283,10 franchi. Il giorno dopo è stata autorizzata la sperimentazione di un suo farmaco immunosoppressore nella cura dei casi gravi di polmonite da coronavirus, sfociata nel luglio scorso con l'approvazione del trattamento da parte dell'Oms. Il titolo ha cominciato subito a salire e oggi le azioni della multinazionale di Basilea di franchi ne valgono 378,90: +33,8%. L'italiana Diasorin è invece in prima linea sul fronte dei tamponi e questo impegno le ha permesso di spiccare il volo a Piazza Affari, passando da 102,50 euro ad azione dello scorso febbraio ai 178,65 di giovedì scorso, prima dello scivolone nell'ultima seduta sul piano industriale al 2025. Un rialzo del 74,3%C'è poi il caso della svizzera BB Biotech, che non è una casa farmaceutica ma è una delle principali società di investimento a livello globale nel campo delle biotecnologie. A metà marzo del 2020 le sue azioni alla Borsa di Zurigo avevano toccato il minimo degli ultimi cinque anni, venendo scambiate a poco più di 45 franchi, mentre ora ne valgono 76: una risalita pari al 69%. 

Infine, i casi uguali e contrari. Il rovescio della medaglia, come accennavamo all'inizio. La Bayer, colosso farmaceutico tedesco che in tema Covid è rimasto finora piuttosto anonimo, ha visto il valore delle proprie azioni passare da 65,21 euro del 28 febbraio 2020 a 46,52 euro: -28,7%. Ma il caso più eclatante è quello di un'altra grande farmaceutica tedesca, quella CureVac che aveva provato a sviluppare un proprio vaccino. Sull'onda della sperimentazione, le sua azioni alla Borsa di New York erano arrivate a valere anche 125 dollari, per attestarsi a 94,79 il 16 giugno 2021. Il giorno dopo l'annuncio fatale: il vaccino ha mostrato solo il 47% di efficacia, troppo poco per pensare di proseguire. Gli investitori abbandonano il titolo, che il 17 giugno crolla a 57,83 dollari: -39% in un giorno. Oggi le azioni sono ulteriormente calate e vengono scambiate a 41 dollari, il 67,2% in meno rispetto ai 125 toccati appena sei mesi fa.