Cap scommette sulla sostenibilità e cresce nonostante la crisi

Il gestore del servizio idrico integrato milanese segna 344 milioni di ricavi e 105 di investimenti

Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Cap

Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Cap

Segrate (Milano) - Anche nell’anno del Covid il Gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano con un circuito di 40 depuratori, ha saputo sviluppare investimenti e alimentare progetti all’insegna di sostenibilità, economia circolare e attenzione al territorio. Lo attestano i numeri del bilancio consolidato 2020, presentati ieri nel centro ricerche della società, a Segrate. Cap, nel settore idrico prima azienda in-house italiana per patrimonio e tra le prime per abitanti serviti, ha chiuso l’anno con ricavi che superano i 344 milioni di euro, un risultato netto d’esercizio di 18,56 milioni, 86,14 milioni di Ebitda e oltre 105 milioni d’investimenti. La strategia adottata nel 2019 attraverso un piano di sostenibilità articolato su tre principi (sensibilità, resilienza e innovazione) ha permesso nel 2020 di contrastare l’impatto della crisi economica, sociale e sanitaria scatenata dalla pandemia, adottando misure a sostegno della comunità e degli stakeholder. Dieci milioni di euro sono stati stanziati per sostenere i Comuni serviti e gli ospedali pubblici del territorio impegnati nella lotta alla pandemia, mentre ammontano a 34 milioni di euro gli investimenti in progetti di economia circolare. 

L’impianto di San Giuliano Milanese, dove si ricavano bio-fertilizzanti dalla lavorazione dei fanghi, e quello di Robecco sul Naviglio, dove vengono trattati gli scarti delle mense di Milano Ristorazione, sono solo alcuni esempi del “green new deal”, un percorso pensato per integrare la gestione dell’acqua con quella dei rifiuti e incentivare così i processi di transizione ecologica. «L’economia circolare è stata la leva su cui abbiamo puntato per rilanciare gli investimenti e tornare a crescere in un momento di incertezza e forte crisi, come il 2020 – commenta Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Cap – I nostri depuratori sono diventati fabbriche verdi, piattaforme integrate per la produzione di biocarburante ed energia pulita». Le scelte fatte dalla società rappresentano «un percorso in continua evoluzione che guarda a obiettivi ambiziosi, come il recupero della maggior quantità possibile di energia e materia dalle attività produttive, per arrivare a ridurre entro il 2033 l’impatto di CO2 del 40% e il volume dei fanghi prodotti dalla depurazione dell’acqua dell’87%».