
È il grande momento dei divi del balletto. E nel mazzetto di testa spicca lo spagnolo Sergio Bernal, che...
È il grande momento dei divi del balletto. E nel mazzetto di testa spicca lo spagnolo Sergio Bernal, che nel tour italiano 2025 con il suo “SeR, dal flamenco al pop”, tocca Brescia sabato. Nato a Madrid nel 1990, ha nel suo bagaglio il flamenco più colto e raffinato, e una formazione completa di balletto e danza.
C’erano precedenti artistici in famiglia? Ci sono stati ostacoli? "Nessuno. I miei che non sapevano nulla del mondo del teatro, avevano qualche ansia per il mio futuro, ma mi sono diplomato a pieni voti e sono entrato subito nella compagnia prestigiosa di Rafael Aguilar e poi nella Compañia Nacional dove sono diventato principal nel 2016. La fiducia ha pagato".
Adesso, come stella internazionale, è il tempo dei gala. Com’è accaduto? "Dal 2020 sono free lance. Volevo crescere personalmente, scegliere le coreografie e creare, stavolta porto con me due super danzatori di flamenco, Carlos Romero e Cristina Cazorla, ma anche una stella classica, Ana Sophia Scheller, con musica e cante dal vivo".
La prima visibilità al grande pubblico è arrivata con Carlos Saura. Come vi siete incontrati? "La prima volta, nel suo film ‘Flamenco’, avevo 14-15 anni. L’ho ammirato per la sapienza dietro la telecamera, poi mi ha scelto nello spettacolo ‘Flamenco Hoy’. Sono felice di lavorare con i grandi, ultimamente con Davide Livermore per il film ‘The Opera!’, presentato a gennaio alla Scala".
La musica spagnola e i pezzi spagnoli prevalgono nei gala Bernal, dove brillano pezzi della cosiddetta “escuela bolera”; di che si tratta? "È l’anima classica, tradizionale, nobile, del flamenco, dove il torso e le braccia vanno in torsione, dove si suonano le nacchere, dove le gambe volano in piccole batterie aeree".
Da non confondere con il “Bolero” di Ravel, quindi? "Su Ravel ho ballato il ‘Bolero’ di Aguilar e amo quello di Béjart; ora ballo una versione che si rifà a queste; ma il mio sogno è ballare quello di Béjart, magari a Venezia, la città italiana che adoro, anche se le amo tutte".
La tv, dov’è appena apparso in “Splendida cornice” di Geppi Cucciari e i social sono utili? "Sicuramente, per arrivare ai giovani e appassionarli a qualcosa che magari non conoscono".
Di cosa parla, quando parla di danza? E di cosa parla quando non parla di danza? "Nel primo caso parlo di emozioni, di bellezza; nel secondo di natura, politica, amicizia, vita".
Elisa Guzzo Vaccarino