DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Una stagione "doppia" per i 70 anni del Piccolo

Il programma del 2017 unisce tradizione e futuro

La presentazione della stagione

Milano, 12 aprile 2017 - «Il teatro è il luogo dove una comunità si rivela a sé stessa». Così scriveva Paolo Grassi nella lettera programmatica alla città di Milano. Spiegando spirito e obiettivi del suo Piccolo Teatro. Era il dopoguerra, ci si risollevava fra le macerie. Anche culturali. E il 14 marzo 1947 si apriva il sipario su un’avventura che avrebbe rivoluzionato il teatro. C’è dunque da festeggiare un compleanno importante: settant’anni, venti dalla morte di Giorgio Strehler. E la nuova stagione del Piccolo non poteva che essere segnata da questi anniversari.

Presentata ieri nel consueto appuntamento primaverile (vetrina amatissima da politici e presenzialisti), la stagione 2017/18 prosegue nel solco del cartellone attuale, dando continuità ad alcune felici intuizioni di Sergio Escobar e del consulente artistico Stefano Massini: l’attenzione alla contemporaneità; la volontà di scommettere sul nuovo; il gusto internazionale. Si snocciolano numeri importanti: 25 mila abbonati, 293 mila presenze, oltre il 47% di giovani. Ma, soprattutto, si inizia a prendere confidenza con un cartellone di scelte artistiche di qualità, che si intrecciano con un bilancio in pareggio. Non è forse questo il Modello Milano?

«I successi arrivano perché si lavora bene – ha sottolineato il sindaco Giuseppe Sala –. Inoltre la città possiede un pubblico naturale pronto a rispondere. Ho l’impressione che il Piccolo e Milano siano sempre andati nella stesa direzione. Ci si segue e ci si ispira a vicenda. E si continuerà a farlo». Quasi due i cartelloni presentati: la nuova stagione e i festeggiamenti per i 70 anni, che inizieranno già a maggio. Fra i titoli il «Sei personaggi» di Ronconi, l’Arlecchino strehleriano, il «Richard III» di Ostermeier, Ute Lemper, «Il giardino dei ciliegi di Dodin. E questo oltre a mostre, videoinstallazioni, incontri e quant’altro. La nuova stagione è racchiusa sotto due concetti espressi da Escobar: responsabilità e pubblico. «La responsabilità è verso la memoria, la storia di questo teatro – spiega il direttore –. Una passione da condividere verso il futuro, sapendo che abbiamo delle radici piantate nella terra». Scontate le riprese di «Bestie di scena» di Emma Dante e del «Pinocchio» di Latella, due spettacoli che molto hanno fatto parlare (e scrivere).

Ma del nuovo direttore della Biennale si vedrà anche «Santa Estasi», ambizioso (e bellissimo) progetto sull’epopea degli Atridi. Fra le produzioni «Uomini e no» di Carmelo Rifici da Vittorini, «Fine pena: ora» di Paolo Giordano diretto da Mauro Avogadro, «L’interpretazione dei sogni» di Freud riscritto da Massini per Tiezzi (bella sfida!) e l’attesissimo «Il teatro comico» di Roberto Latini, per la prima volta prodotto dal Piccolo. Frammenti di presente anche nella scelta di invitare i Rimini Protokoll dopo i successoni con Zona K. Li si vedrà con «Nachlass» a gennaio. Innumerevoli invece le ospitate: da «Emilia» di Tolcachir con Giulia Lazzarini a Paolini, dall’Eduardo di Martone a quello di Marco Tullio Giordana.