Milano, 20 gennaio 2024 – “Disegnare? E' il mio potere magico". Marco Albiero, illustratore pavese di 42 anni, definisce così la sua passione. Un amore nato quando era molto piccolo, tanto che i suoi genitori raccontano che ancora non sapeva camminare ma già si dilettava con carta e matita. Dai disegni di un bambino di pochi anni alle prime illustrazioni ispirate ai cartoni animati della tv dei ragazzi fino a vere opere d'arte che oggi vengono scelte per le locandine delle fiere dei fumetti, per illustrare libri e per il merchandising degli anime più famosi. Una carriera ricca di soddisfazioni, iniziata da giovanissimo, per lo più autodidatta, alla quale non si è mai abituato e che spera di poter alimentare ogni giorno di più. “Se hai la fortuna di fare diventare una passione un lavoro, non vorresti mai smettere. Di progetti ce ne sono tanti e anche i sogni non mancano...”. Albiero sarà a Ultracon Cremona, la fiera dei fumetti, dei giochi e della cultura pop, domani 20 e domenica 21 gennaio.
Marco, quando nasce la passione per il disegno?
"Da bambino. Ho iniziato disegnando degli anatroccoli stilizzati, realizzati senza staccare mai la penna dal foglio, che riproducevo guardando quelli che realizzavano mio padre e mia madre. Successivamente questi pennuti si sono evoluti: con l’aggiunta delle creste sono diventati galline e con la coda dei galli”.
Dagli anatroccoli ai cartoni animati...
"Come molti bambini cresciuti negli anni Ottanta, guardavo i cartoni animati che trasmetteva la tv dei ragazzi e mi divertivo a riprodurli su carta. La primissima è stata 'La Stella Della Senna'. Poi 'L'incantevole Creamy', 'Vola mio mini pony', 'E' quasi magia Johnny', 'I cavalieri dello zodiaco' fino a 'Sailor Moon'”.
Quando ha scoperto i manga?
“Grazie al 'Corriere dei Piccoli'. Un giorno, sfogliando le pagine, mi sono ritrovato ‘Hello Spank’ e ‘L'Incantevole Creamy’. Erano i fumetti dei cartoni (gli anime, ndr) che guardavo in tv”.
Si ricorda il primo manga acquistato?
“Frequentavo la scuola media e in edicola avevo notato un libricino dove in copertina c'era Andromeda: credo fosse il numero cinque dei Cavalieri dello Zodiaco. Preso”.
C'erano ancora poche copie
“Sì, i manga erano quasi introvabili. Leggevi quello che trovavi, mentre oggi c'è l'imbarazzo della scelta. E se vai in Francia o in Giappone ancora di più”.
Perché questo boom oggi?
“Credo che fino a qualche tempo fa, in Italia, i fumetti e i cartoni animati venissero considerati solo prodotti per bambini. Invece non è così. In Giappone lo hanno sempre saputo”.
Ma a lei sono sempre piaciuti
“Mi ritrovavo sempre più spesso a disegnare i soggetti che vedevo in tv o nei fumetti. Dopo le scuole medie mi sono iscritto a una scuola professionale di grafica editoriale a Vigevano, nel Pavese. Terminati i tre anni, ho iniziato a studiare da autodidatta e ai quei tempi non c'erano tutti quei corsi e quei tutorial di cui oggi è pieno il web”.
E come ha fatto?
“Foglio di carta, matita, pastelli, pennarelli, acquerelli... Guardavo i disegni e cercavo di capire come fossero fatte le linee, il colore e tutti gli effetti che l'autore gli aveva dato. Non era semplice. Era come assaggiare un piatto e provare a cucinarlo senza la lista degli ingredienti”.
Poi, è arrivato il digitale
“Da qualche anno ho un monitor dove disegno con una penna wacom. Fino a qualche tempo fa utilizzavo Adobe Photoshop, ma ora c'è un programma giapponese fantastico Clips Studio Paint”.
Meglio l'album da disegno o la tavoletta grafica?
“Ci sono pro e contro. Purtroppo non hai un pezzo unico originale ma la cosa positiva è che risparmi sui materiali di disegno, ma soprattutto hai il tasto CTRL+Z, che ti permette di tornare indietro se fai un errore. Ci vorrebbe anche nella vita (ride, ndr)...”
Autori o disegnatori a cui si è ispirato?
“Shingo Araki & Michi Himeno, autori de 'I Cavalieri dello zodiaco' e 'Lady Oscar'. Ma anche Naoko Takeuchi, mangaka di 'Sailor Moon'”.
Il suo stile?
“Definirlo manga mi spaventa, non vorrei esagerare. Direi orientale”.
Un italiano con uno stile orientale...
“All'inizio non è stato facile. Per i più potevo (o forse dovevo) disegnare alla Walt Disney o alla Bonelli, non con uno stile e una tecnica di disegno diversa dalla nostra cultura. Ma alla fine, con umiltà e passione, sono riuscito a fare in modo che il mio punto debole, che poi era il mio stile, diventasse il mio cavallo di battaglia”.
Il suo primo lavoro?
“Ho iniziato a pubblicare i miei lavori personali e retribuiti all’età di sedici anni per la casa editrice Rock&Comics, sulla rivista per edicola Lodoss Magazine, dopo che avevo vinto un loro concorso di fumetto”.
Poi sono arrivate le collaborazioni con numerosi brand di serie animate
“La prima serie ufficiale per cui ho lavorato è stata 'La Principessa Sissi', in seguito 'Totally Spies', la prima serie giapponese 'Tokyo Mewmew – Amiche Vincenti e le 'Mermaid Melody Principesse Sirene'. Poi, 'I Cavalieri dello zodiaco', una grande soddisfazione perché è una delle mie serie preferite da sempre. E ancora, 'Dragon Ball', 'Blue Dragon', i dvd di 'Holly & Benji', 'Mila & Shiro', e 'Lady Oscar' (per la Francia). E tante altre. Ci tengo a precisare che, non essendo serie mie, nel copyright non c’è mai il nome di chi fa il disegno dell’anime, ma c’è il nome dell’autore del manga”.
Capitolo a parte merita 'Sailor Moon'
“Nel 2009 sono stato contattato da Kappa Edizioni, con la quale ho collaborato per le illustrazioni relative alle prime due stagioni di 'Sailor Moon', mentre per la terza, la quarta e la quinta sono stato in diretto contatto con Backstage. Proprio quest'ultima mi fece fare delle prove di disegno, ma senza spiegarmi nel dettaglio il progetto, e inviò i miei lavori alla Toei Animation. Dopo un’attenta valutazione e molti mesi di attesa, mi dissero che la signora Naoko Takeuchi mi aveva scelto per illustrare le pose dei personaggi della Style Guide”.
Un sogno…
“Non mi sembrava vero, anche perché 'Sailor Moon' è una serie che ho sempre amato e poterci lavorare ufficialmente come illustratore, quando tutti mi dicevano che non dovevo disegnare in stile 'Sailor Moon' perché ero italiano è stato un bel riscatto, oltre che un onore. In questo caso, le mie illustrazioni compaiono nel merchandising di chi acquista la licenza di 'Sailor Moon' di Toei Animation”.
Cosa preferisce disegnare?
“Le figure femminili, in particolare gli occhi, che è la parte da cui inizio quando mi metto all'opera”.
La difficoltà più grande?
“Accontentare il cliente cercando di fare un prodotto che possa piacere anche ai fan. E poi rispettare le tempistiche”.
Ha anche illustrato giochi da tavolo
“Sì e il mio preferito è ‘Witch & Bi*ch’, progetto realizzato insieme al cantautore Immanuel Casto: le protagoniste sono 5 streghe che scendono a combatter sulla terra con 7 scuole di magia (Fuoco, Ghiaccio, Fulmine, Cinetica, Luce, Oscurità e Seduzione).
Non può mancare un suo manga
“Si chiama 'Morte Bianca'. Mi sono occupato delle illustrazioni, mentre la storia è stata scritta dallo youtuber Mortebianca, che ha un canale dove parla di filosofia. Uscito nell'autunno 2021 e riproposto nel febbraio del 2022 con una nuova edizione e un formato più grande, un nuovo adattamento dei testi e una copertina inedita, ma ora è esaurito”.
Un genere diverso dal solito
“Esatto, qui sono uscito dalla mia zona comfort di maghette e cavalieri colorati perché è una storia molto dark, postapocalittica. Mi sono voluto mettere alla prova in un ruolo per me inedito. E sono rimasto soddisfatto”.
A cosa sta lavorando?
“Sono usciti da poco i romanzi di ‘Mila & Shiro' e Kiss Me Licia' per Sprea Editori con le mie illustrazioni. E sta per uscire, in Francia, il merchandising della nuova serie delle 'Totally Spies'. Mentre ho da poco rinunciato a un progetto molto bello perché andava contro le mie idee e la mia morale. Cerco di fare sempre quello che mi fa stare bene”.
Progetti futuri?
“Ce ne sono molti, ma nessuna anticipazione. Non posso. Dovrete seguirmi sui social per scoprirli”.
Un sogno nel cassetto?
“Realizzare una serie tutta mia, che possa piacere a tanti”.
Che rapporto ha con i social?
“Molto buono. Sono fondamentali, perché mi aiutano a farmi conoscere e a dimostrare quello che posso fare. Sono anche uno strumento per mantenermi in contatto con persone e colleghi che vivono in qualsiasi parte del mondo”.
E le fiere?
“Mi piacciono tantissimo perché mi ricordano il mio esordio: quando non c'era internet, quegli appuntamenti erano fondamentali. Poi, sono luoghi in cui ho l'opportunità di incontrare i miei follower e confrontarmi con chi fa il mio stesso lavoro. Non da ultimo, chi le frequenta è gente positiva e buona, almeno ho questa sensazione. Ed è proprio una bella sensazione”.