Nek: in un libro la mia coraggiosa vita "A mani nude"

Il cantante ha rischiato di perderne l’uso dopo un incidente. "Il dramma mi ha insegnato a essere un uomo migliore"

Nek nella redazione de Il Giorno

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Mostra le cicatrici della mano offesa dalla sega circolare che nel novembre del 2020 ha minacciato di porre fine alla sua carriera di musicista come un ricordo e un monito. Nek in redazione al Giorno parla del volume-riflessione “A mani nude” e di quello che gli ha insegnato la più dolorosa disavventura della sua vita. "Dopo quest’esperienza ho provato la sensazione di dover tirare fuori qualcosa" spiega. "L’incidente è stato un pretesto, per raccontarmi, per alleggerirmi l’animo. E ho sentito che non doveva essere la musica ad accompagnarmi in questa ricerca, ma una forma di scrittura più libera".

Pur partendo da un dramma, il libro da ampio spazio alla speranza, descritta come una piuma che si posa sull’anima. In fondo c’è del bene in quello che le he capitato?

"Col senno di poi, direi di sì. Anche se, nel momento in cui tutto accade, è difficile coglierne il senso. Sono rimasto sorpreso dallo scoprire tutta una serie di risorse che non immaginavo di avere. L’autocontrollo mostrato al momento dell’incidente, ad esempio, o la pazienza nell’affrontare le cure".

Nel momento più buio cosa ha pensato?

"Come musicista, ho pensato di essere completamente finito. M’era rimasta, però, la voce e quella era il piano B. Avrei potuto fare il cantante lasciando gli strumenti ad altri. E invece. Ora con la chitarra ho ancora qualche problema, ma il basso lo suono e così pure la batteria. Certi rovesci ti fanno capire che, se riesci vederla, nella vita c’è sempre un’altra possibilità".

La prefazione l’ha chiesta ad un altro infortunato di fama quale Gianni Morandi.

"Ho finito il libro a settembre, ma con Gianni ci sentivamo con frequenza già da diverso tempo, perché accomunati da esperienze, purtroppo, simili. Un paio di giorni fa mi ha confidato di doversi operare ad un dito della mano destra, perché in questo tipo d’incidenti il recupero è cosa lunga e delicata. Ma l’ho sentito dell’umore giusto e in queste cose lo stato d’animo conta moltissimo".

Vi piacerebbe fare qualcosa assieme?

"Ammiro molto la su versatilità. Lui e Massimo Ranieri sono uomini di palco che possono fare tutto. Due fonti d’ispirazione, per me".

Quest’anno fanno trent’anni di carriera. Come li festeggia?

"Ho da parte nuove canzoni, ma anche altri progetti. Mi piacerebbe, ad esempio, insistere con la tv, scrivere la colonna sonora di un film, oppure recitare. Ho bisogno di inventarmi i giorni, perché quello che mi fa soffrire di più è vederli scorrere tutti uguali".

Sei anni fa aveva scritto un altro libro, “Lettera a mia figlia sull’amore”.

"Quel volume nasceva dal desiderio di raccontare a mia figlia, appena nata, come suo padre, con i suoi tanti difetti, vede, vive, considera e riflette sull’amore. Una lettera a cuore aperto da leggere quando vorrà".

Alle porte d’Europa c’è la guerra. Con che animo vive questi tempi complicati?

"Penso che questa guerra si porti dietro un gran senso di colpa. Personalmente, mi sento sotto una specie di calotta di vetro in cui sembra che la mia felicità disturbi il compagno ucraino assaltato dai tank a pochi chilometri da qui. Forse perché non faccio abbastanza per lui, forse perché sono costretto ad assistere inerme al suo dramma. Da credente praticante, penso che in questo momento il bisogno di affidarsi a qualcuno sia davvero molto forte".