
Una sala della mostra su Franco Raggi
Con "non sono ancora morto", l’architetto Franco Raggi, nato a Milano nel 1945 e laureato al Poli nel 1969, ha suggerito che fosse arrivato il momento di dedicargli una mostra personale in Triennale. Da lui molto abitata nell’oltre mezzo secolo della sua vicenda professionale: curatore, progettista, conferenziere. E l’omaggio, doveroso e affettuoso, qui gli è dedicato da oggi al 13 aprile, nella Design Platform (al termine della Galleria del Museo del Desig) dove il direttore Marco Sammicheli incorona i grandi autori disobbedienti: “Franco Raggi Pensieri instabili“ (catalogo Electa), l’esposizione curata da Sammicheli e Francesca Pellicciari.
L’allestimento “spericolato“ (studio Piovenefabi) rende l’interazione tra materiale esposto e visitatore, sempre inedita in questo sito, più giocosa del solito. Nello spirito del protagonista: autore di cose non "instabili", semmai tante e irregolari, difficili da archiviare, e pure abile disegnatore e scrittore. L’invito è correre subito a infilarcisi dentro, passando da “Muraglie mobili“: materializzazione di un disegno di Raggi, copertina 402 del 1975 di Casabella, ovvero mezza autentica roulotte, ricavata da una segata in due, appoggiata a un muro di mattoni dichiaratamente finto (tipo scenografie di Cinecittà). Fuori dalla roulotte, si entra nella “Tenda blu“, grande architettura tessile che richiama un allestimento progettato da Franco per “Roma interrotta“ ai Mercati di Traiano nella capitale, 1978. Nel ristretto ambiente, oggetti di utilità (FontanaArte, Kartell, Poltronova, Barovier & Toso, Luceplan, Artemide, Danese Milano e Zeus i marchi con cui l’architetto ha collaborato), e disegni pittorici e tecnici, relativi anche al progetto per l’Atelier Alta Moda Gianfranco Ferrè, immagine di lusso discreto in via sant’Andrea. Soprattutto, per sentirsi in un accampamento, c’è la “Tenda rossa“: riferimento ai naufraghi del dirigibile Italia caduto sul Polo Nord, strumento di sopravvivenza che unisce un tempio dorico e una tenda nomade: "Saldare due opposti, come il povero e il ricco, il mio pensiero" ci confida chi ha cercato di farlo almeno in architettura, montando questa Tenda per la prima volta in un prato milanese. E un “Atlante delle utopie“ suggerisce ora ai vertici della Triennale: "Se non io, qualcuno lo farà, prima o poi".
Anna Mangiarotti