Addio zone gialle fino a Pasqua, Galli: "Non sono state un successo"

Il primario del Sacco di Milano: "Non si è mai aspettato abbastanza prima di riaprire. Poi si è aggiunta una nuova variante che è quella delle varianti"

Il professore Massimo Galli del Sacco

Il professore Massimo Galli del Sacco

Milano - Zone gialle? Addio. Almeno fino a dopo Pasqua. Da lunedì cambia la mappa delle zone Covid. E l'Italia si tinge di rosso e arancione. Solo la Sardegna resta in zona bianca. Per Massimo Galli primario di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano si tratta di un passaggio inevitabile: "Le zone gialle non sono state un successo". Galli ha sottlineato che "non si è mai aspettato abbastanza prima di riaprire. Poi si è aggiunta una nuova variante che è quella delle varianti". "I primi annunci sulle varianti sono stati inascoltati. Ricordo uno tsunami di critiche e di attacchi quando dissi 'dove stiamo andando? Attenti alla variante inglese'".

Per Galli "non c'è niente di peggio di fare la parte di chi dice 've lo avevo detto' ma la verità è chi fa questo mestiere può facilmente prevedere come andranno le cose sulla base dei dati e delle premesse. Ed è fastidioso trovarsi di fronte negazionisti o gente che cade dal pero". Quello che succederà nelle prossime settimane "è già avvenuto: assisteremo a un aumento dei contagi. Poi qualche possibilità di mitigazione potremo iniziare a vederla". Quello che bisogna fare è "chiudere, vaccinare, testare e quarantenare il più possibile. Quanto dovremo restare chiusi dipendera' dal ritmo con cui facciamo queste cose".

Quanto alle misure di protezione individuali, "nessun mezzo e' sotto accusa ma lo è il suo impiego", dice Galli. "La gente vive fuori casa almeno 8 ore. Riesce a tenere la mascherina in modo constante ed efficace? I ragazzi che vanno a scuola ci riescono? I bambini, invece, non la portano affatto. E il virus entra in casa". E ancora: "Se permetti a una persona che vive in zona rossa di andare a lavorare a 30 chilometri c'è una buona probabilita' che quella persona trasferisca il focolaio altrove". Il Covid, conclude Galli, "trova il modo per camminare con le gambe delle persone. Lo ha fatto. Non resta che prenderne atto".