Chi è Vanessa Nakate, la nuova star del clima: "Ma non chiamatemi la Greta d'Africa"

L'incontro tra le due nasce da un tweet nel gennaio 2020. Alle spalle una laurea e una serie di battaglie per difendere la sua terra

Vanessa Nakate, attivista per il clima a fianco di Greta Thumberg

Vanessa Nakate, attivista per il clima a fianco di Greta Thumberg

C’è una nuova star mediatica nella galassia giovanile degli attivisti per il clima. Ma, anziché contendersi i riflettori con Greta Thumberg, pioniera della contestazione all’inquinamento globale, ci va a braccetto, d’amore e d’accordo. Come fossero due vecchie amiche, anche se hanno poco più di quarant’anni in due. E’ Vanessa Nakate, ugandese di 24 anni, in questi giorni sempre a fianco della fondatrice del movimento, anche all’incontro di oggi in prefettura con il premier Mario Draghi. Ma lei si schermisce e non accetta etichette semplificatrici.

A 24 anni, Nakate è diventata la paladina della protesta contro il cambiamento climatico in Africa, ispirando migliaia di giovani a seguire la sua iniziativa di protesta, iniziata davanti al parlamento ugandese nel 2019. È stata la prima attivista del Fridays for Future in Uganda, avviando nel gennaio 2019 uno sciopero solitario di protesta contro gli effetti del cambiamento climatico nel suo paese. Ha fondato il Rise up Climate Movement e promosso la campagna per la salvaguardia della foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo. Nata a Kampala, si è laureata in economia aziendale alla Makerere University Business School nel gennaio 2019.

L’incontro con Greta nasce l’8 gennaio 2020, quando  Nakate invia un tweet a Greta Thumberg con una foto in cui è ritratta insieme ad altri due attivisti, per ricordarle la protesta in atto nel suo paese, chiedendole implicitamente un aiuto per diffondere l’informazione. Greta ritwitta tutto e comincia una grande amicizia, che sfocia in una collaborazione attiva. «Non chiamatemi la Greta d’Africa - tiene a precisare - Io sono Vanessa Nakate. E non voglio neppure essere la Vanessa d’Africa, perché qui non si tratta di una persona. Ci sono tantissimi giovani che stanno facendo cose incredibili, in Uganda e in tutto il continente. Il movimento per il clima è fatto di milioni di persone». 

«È bla bla bla quando i leader fanno promesse che non mantengono. Quando parlano di target, garantiscono di voler arrivare a emissioni zero entro il 2030, e poi aprono nuove centrali a carbone. Io, però, sono anche ottimista, perché è difficile essere attivista senza coltivare la speranza. Io lotto per qualcosa perché voglio che si realizzi, non voglio cedere al pessimismo. Per questo continuo a combattere e a parlare di giustizia climatica, conosciamo la storia della crisi climatica, sappiamo che tutto è iniziato con la rivoluzione industriale. Il capitalismo è il primo responsabile, con le continue emissioni di gas serra, l’uso di combustibili fossili, le centrali a carbone, il gas estratto con il fracking. È tutto frutto del sistema capitalista che dà priorità al profitto invece che alle persone».

 E aggiunge: «Ogni attivista ha una storia da raccontare, ogni storia ha una soluzione, e ogni soluzione può cambiare la vita di una persona. Soprattutto in Africa. Stiamo facendo il possibile per evitare che il nostro continente sia messo da parte nella discussione climatica, così come negli altri ambiti. Siamo sulla prima linea di questa crisi, ma non conquistiamo quasi mai le prime pagine dei giornali. Vogliamo cambiare questa dinamica e diventare protagonisti». Afferma anche di augurarsi di riuscire ad andare alla Cop di Glasgow.

«Lo spero. Ma è così complicato. Accredito, vaccino, visto... Se tutto andrà bene, ci sarò. Ma non solo con Greta, con lei e molti altri attivisti», «grazie ai fondi di un’organizzazione ambientalista. Da sola, non sarei mai riuscita a partecipare alle Cop. Molti attivisti rinunciano, pur avendo l’accredito, perché non hanno i soldi. Cop27, il prossimo anno, dovrebbe essere in Africa, forse in Egitto. I leader devono far sì che gli attivisti del continente siano presenti. Sarebbe assurda una Cop in Africa senza gli africani».