Covid: vaccini in farmacia da fine marzo

L'annuncio del governo: sperimentazione al via per accelerare con la campagna vaccinale anti-covid. Si parte dalle Liguria

I luoghi in cui viene somministrato il vaccino anti-Covid

I luoghi in cui viene somministrato il vaccino anti-Covid

Milano - A breve si potrà fare il vaccino anti-Covid anche in farmacia. “Nelle prossime ore - annuncia  il ministro della Salute Roberto Speranza nel suo intervento alle Commissioni riunite Affari sociali della Camera e Sanità del Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero e sulla situazione della pandemia di Covid-19 - stiamo lavorando a due interventi normativi: uno per favorire l’impegno di farmacie e di infermieri nella campagna di vaccinazioni per favorirne così l’accelerazione”. Per far entrare le farmacie nella campagna di vaccinazione occorre anche il coinvolgimento delle Regioni e della struttura commissariale per l’emergenza Covid. Insieme a un team di farmacisti dovrà esserci anche un medico.

Sarà la Liguria a partire con una sperimentazione il 29 marzo, come annunciato oggi dal presidente Toti. “Abbiamo perfezionato l’accordo e saremo una delle prime regioni che avrà punti vaccinali nelle farmacie. La partenza sarà il 29 mattina e saranno 50 punti di vaccinazione che saranno direttamente somministrati nelle farmacie, con prenotazione attraverso gli sportelli Cup”, ha sottolineato il governatore. «Il governo considera i vaccini la prima vera chiave per chiudere questa stagione, quanto avvenuto nelle ultime ore non incrina la nostra fiducia, la campagna di vaccinazione va avanti» ha precisato il ministro, annunciando che il governo lavora «per favorire l’impegno di farmacie e di infermieri nella campagna di vaccinazioni».

Contro il governo e la svolta attacca  il deputato di Fratelli d’Italia, Marcello Gemmato: “Si parla di accordi da stipulare con medici e farmacisti per inoculare i vaccini, ma siamo in ritardo, si dimentica che la legge per inoculare vaccini in farmacia e’ stata approvata a dicembre: ad oggi ancora non ci sono protocolli, accordi strutturali tra lo Stato e Federfarma o Assofarm ma soprattutto non esiste una declinazione regionale degli stessi. Se dovessero arrivare, come da previsione, 50 milioni di vaccini nel secondo semestre - conclude - noi dovremmo avere gia’ una potenza di fuoco sul territorio atta a vaccinare altrimenti continueremmo a inseguire il virus invece di aggredirlo”.