Tagli sanità, in dieci anni in Lombardia persi 4.000 posti letto

I numeri sono da allarme rosso per il sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed

Posti letto

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Quattro Pronto soccorso e due Aziende ospedaliere in meno, ma soprattutto 4.080 posti letto pubblici tagliati e parzialmente compensati dai 2.500 accreditati in più. Sono i numeri della sanità lombarda dal 2010 al 2020 che emergono dall’analisi del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed nel dossier “Sanità: allarme rosso. Gli effetti sul Servizio sanitario nazionale di dieci anni di tagli“. Il dato nazionale registra la chiusura, in dieci anni, di 111 ospedali e 113 Pronto soccorso, con 37mila posti letto in meno.

In Lombardia si è passati dalle 29 Aziende ospedaliere del 2010 alle 27 del 2020, cui si aggiunge lo stop dell’unico ospedale a gestione diretta presente nel 2010 e la chiusura di un ospedale classificato (strutture formalmente private, collegate alla loro origine assistenziale religiosa); salgono da 24 a 26 gli Irccs. I Pronto soccorso sono scesi da 44 a 40, mentre i posti letto pubblici sono passati dai 29.121 del 2010 ai 25.041 del 2020 (26.882 nel 2019). Sono aumentati, invece, quelli accreditati: 7.980 nel 2010, 10.480 nel 2020.

Ma il dato va letto alla luce dell’emergenza Covid, tanto che nel 2019 si era scesi a 7.398 anche tra gli accreditati. Il personale, rispetto al trend nazionale, resta stabile con 60.949 operatori nel 2020 a fronte dei 60.496 del 2010 (60.517 nel 2019, prima del Covid). La composizione vede, però, un calo degli amministrativi e dei ruoli tecnici.

Sul fronte dei ricoveri, il trend si conferma in calo anche a livello regionale come conseguenza, secondo la Federazione Cimo-Fesmed, dei tagli. Si è passati infatti da 1,5 milioni di ricoveri del 2012 a 1,4 del 2019, con circa 170mila ricoveri ordinari e 24mila Day Hospital in meno (+60mila, invece, i Day Surgery). Oltre ai disservizi quotidiani, come l’aumento dei tempi di attesa, l’Istat inizia anche a rilevare segnali che, seppur lievi, dovrebbero far riflettere: la mortalità per tumori è aumentata così come quella per il diabete mellito, le malattie del sangue e i disturbi immunitari, le malattie del sistema nervoso e del sistema circolatorio, la polmonite e anche l’influenza.

«Sono questi i numeri drammatici che dovrà affrontare il prossimo ministro della Salute – commenta Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed e vicepresidente Cida – Dispiace che invece questi temi non siano nemmeno stati sfiorati in campagna elettorale".