In vetta con il Soccorso Alpino, angeli della montagna: "I pazienti la nostra priorità"

Dal medico all’artigiano, dall’operaio al colonnello: tutti i volti dei professionisti delle emergenze Alpi e grotte, al Cnsas nessuno lo fa per lavoro. Il requisito? Non lasciare nulla al caso

Lecco - Il loro ufficio sono le montagne. La loro scrivania sono le pareti da scalare e i canaloni da discendere. Nel bagagliaio dell’auto non hanno la borsa per la palestra, ma lo zaino con caschetto, imbraco, corde, moschettoni e d’inverno pure ramponi e piccozze. La loro missione è salvare escursionisti e alpinisti in difficoltà, perché loro sono i volontari del Soccorso alpino. Gli angeli della montagna, sebbene tutti soccorritori professionisti certificati e abilitati, sono tutti volontari, che di mestiere nella vita fanno altro, ma che quando serve, a qualsiasi ora del giorno e della notte, domeniche e feste comandante comprese - come succede spesso - lasciano famiglia, lavoro, quello che stanno facendo, per aiutare gratuitamente gli altri innamorati di sentieri, ferrate e cime come loro, perché quando si va per monti non si lascia mai indietro nessuno.

L'identikit

Ci sono artigiani, imprenditori, metalmeccanici, operai, un colonnello dell’Esercito; ci sono guide alpine, poliziotti; e c’è chi di lavoro già salva vite umane: infermieri, medici, anestesisti e rianimatori, specialisti di Pronto soccorso, che più si “arruolano” meglio è, sia per i soccorritori che per le persone da soccorrere. "In collaborazione con i colleghi della centrale operativa di Areu possono fornire assistenza sanitaria, somministrare farmaci specifici, valutare il paziente, sedarlo se necessario, indicare quale sia la strategia di soccorso migliore in relazione alle condizioni cliniche, sia a garanzia e tranquillità del paziente, sia dei nostri operatori - sottolinea Marco Anemoli, il capodelegazione della XIX Delegazione Lariana del Soccorso alpino lombardo, la più importante per territorio, soccorritori e interventi. - Possono ad esempio stabilire quale sia la posizione migliore in cui trasportare un infortunato, oppure all’occorrenza sedarlo perché soccorrere e trasportare persone che urlano di dolore o che sono sotto choc è impegnativo per loro e per noi".

Competenze e allenamento

Non ci si improvvisa volontari del Soccorso alpino: occorre intanto avere capacità di movimento su tutti i terreni di montagna, sapersi arrampicare su roccia e su ghiaccio, sapere sciare su tutti i tipi di neve, superare le prove di ammissione. E una volta diventati operatori e tecnici di Soccorso alpino occorre allenarsi e addestrarsi costantemente, per essere in grado di arrivare ovunque, chiodare e attrezzare vie, scegliere in fretta da che parte passare, allestire teleferiche “improvvisate”, camminare in verticale con una barella caricata in spalla, imparare a fidarsi ciecamente di chi tiene l’altro capo della fune a cui è letteralmente appesa la tua vita, nel minor tempo possibile e in tutte le condizioni. Raggiungere i luoghi degli interventi non è una passeggiata, è una corsa contro il cronometro, ci vuole passo e fiato. Il materiale da portare è parecchio, pesa decine di chili: trapani per forare la roccia, corde statitiche e elastiche lunghe decine e decine di metri, barelle, kit di pronto intervento e altro an ora. Inoltre bisogna conoscere il territorio, quasi palmo a palmo. Per questo le esercitazioni sono fondamentali, anzi indispensabili.

Spirito di gruppo

"È importante perché si crea il gruppo e l’affiatamento – spiega Manuele Panzeri, il “Panza”, “mostro sacro” dell’alpinismo, istruttore storico del Cnsas -. E ci si ricorda la manovra giusta, l’approccio corretto, le sicurezze. E soprattutto che si è lì per una priorità: il paziente che si è fatto male". Ecco, dietro un’operazione di soccorso in montagna o zone impervie, il salvataggio di una persona in difficoltà in quota, la ricerca di un escursionista disperso, a volte il recupero di un morto per restituire ai familiari almeno un feretro su cui piangere, c’è tutto questo: dedizione, preparazione, tanta tanta fatica. Ci sono donne e uomini che non sono eroi, che hanno paura come tutti di cadere e farsi male o magari peggio, ma regalano tempo, passione, competenze, professionalità per diventare gli angeli custodi di chi come loro ama la montagna.