Parco Ticino, la carica delle sette specie animali

A due passi da Milano esiste un luogo dove la natura (insieme all’uomo) continua a combattere, a suo modo, l’urbanizzazione indiscriminata e l’inquinamento

RICERCA Controlli sugli storioni e lo studio delle farfalle del Parco

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Milano, 10 agosto 2018 - A due passi da Milano esiste un luogo dove la natura (insieme all’uomo) continua a combattere, a suo modo, l’urbanizzazione indiscriminata e l’inquinamento di terra e acqua. Prendendosi pure delle soddisfazioni. Non è certo un caso che in questa oasi compaiano periodicamente pesci, uccelli, piante e insetti ormai spariti altrove. Come non è un caso che alcune specie abbiano trovato solo qui l’habitat ideale, o la via di passaggio privilegiata per percorrere la loro silenziosa via tra i continenti. Da una parte il ritorno di specie quasi scomparse, dall’altra la progressiva invasione di diversi animali che sulle sponde del Fiume Azzurro proprio non si erano mai visti.

È stato un anno ricco di sorprese quello del Parco del Ticino, una “Riserva della biosfera” Unesco che si estende tra il Lago Maggiore e il fiume Po, nelle province di Varese, Milano e Pavia. Luogo di avvistamenti eccezionali, come quello del lupo “italiano”, osservato qui l’ultima volta 200 anni fa; fino a quando, una notte, le fototrappole l’hanno immortalato nei boschi del Ticino. Una timida comparsa, che forse rappresenta l’anello di congiunzione tra le esigue popolazioni di Alpi e Appennini, stimate non oltre i 2.500 esemplari.

Come non citare, poi, lo storione cobice. Questo pesce preistorico al centro di un progetto per il ripopolamento, ha trovato nel tratto terminale del Ticino l’unico sito di riproduzione naturale ad oggi conosciuto. Un luogo talmente unico da ricevere il riconoscimento della Iucn (International Union for the Conservation of Nature), Ong che dal 1948 si occupa della protezione dell’ambiente e della biodiversità a livello mondiale. Parlando di uccelli, poi, gli avvistamenti di esemplari preziosi non si contano: nel settembre del 2017 è comparso uno stormo di fenicotteri rosa, secondo avvistamento negli ultimi 40 anni. Animali non certo autoctoni. Mentre un paio di mesi fa il Parco ha annunciato la presenza di alcuni esemplari di Storno Roseo, riapparso qui dopo decenni di assenza dall’Italia. T

ra le “eccellenze” di biodiversità, però, merita una menzione anche la Moretta Tabaccata. Quest’anatra, che dal 2012 nidifica ogni anno nel Parco, viene classificata al livello 1 di minaccia (il più critico) dalla Commissione Europea. Basti pensare che in Italia ne esistono solo 80-100 coppie. Ma il fiume azzurro è uno scrigno di biodiversità anche nell’ambito vegetale. Un esempio su tutti è la “isoetes malinverniana”, rarissima pianta acquatica affine alle felci e tipica della Pianura Padana, anch’essa menzionata dalla Iucn. Parlando infine della Valle del Ticino come via verde-azzurra, viene in mente la Vanessa Atalanta, una farfalla che lo scorso autunno ha scelto il Parco quale corridoio ecologico per migrare dal nord Europa ai climi più miti del Mediterraneo. E si potrebbe andare avanti ancora per molto. Frutto di una pianificazione territoriale attenta, ma anche dei contributi europei intercettati a più riprese dal Parco del Ticino. L’Ente ha spiegato che solo dall’ultimo progetto “Life Ticino Biosource” sono arrivati quasi 4 milioni di euro per preservare e aumentare il patrimonio di biodiversità di quest’area.