Padelmania e affari sporchi: così il nipote del boss investiva i frutti dei reati

I soldi derivanti da fatture false e illeciti tributari riciclati in 8 campi da gioco abusivi. Ai domiciliari Marco Molluso, "si avvaleva di complicità nella criminalità organizzata"

Campo sportivo Palauno campi da Paddle sotto sequestro da parte della DIA di Milano

Campo sportivo Palauno campi da Paddle sotto sequestro da parte della DIA di Milano

Milano - Quando un amico al telefono gli chiedeva cosa avrebbe fatto in futuro, visto che "coi campi da padel ti fai i soldi", Marco Molluso rispondeva che avrebbe trovato una società di calcio da allenare vicina a casa, per "gestire il business". Ex calciatore dilettante, allenatore da giugno nella Castanese di Castano Primo, Marco Molluso, 39 anni, coniugava la passione per il calcio con l’intuito imprenditoriale. Per questo aveva investito oltre 700mila euro nella costruzione di otto campi da padel. Tutti abusivi, all’interno del centro sportivo comunale Sant’Ambrogio, in via De Nicola a Milano, affidato dal Comune in concessione alla Palauno asd, formalmente rappresentata da Fabrizio Tognoli ma amministrata dai fratelli Paolo e Davide Gatti (il primo un noto personaggio nel panorama della gestione dei centri sportivi milanesi e scuole calcio) e da Paolo Giuliano (con precedenti per bancarotta).

Attraverso le sue società, MC Immobiliare e MM Sport, Molluso era riuscito a realizzare i campi, un po’ riciclando i soldi derivanti dall’emissione di fatture false e altri reati tributari (frode per oltre un milione e mezzo), un po’ grazie ai finanziamenti di un “investitore” all’estero, pluripregiudicato di Corsico che si è trasferito in Portogallo a gestire i suoi affari. "Dietro i padel c’è un business infinito, per i prossimi 10 anni è tutto a salire", racconta intercettato Marco, nipote del boss di Buccinasco Giosofatto Molluso, già condannato per ricettazione e associazione mafiosa, appartenente all’omonimo clan di ‘ndrangheta.

Dalle indagini della Dia, dirette da Nicola Bia e coordinate dai magistrati Alessandra Dolci e Silvia Bonardi della Dda milanese, emerge come nella realizzazione dei campi (risultati poi abusivi perché privi di permesso) ci fosse la "consulenza esperta" proprio dello zio Giosofatto e dei due figli, cugini di Marco Molluso, finito agli arresti domiciliari per emissione e utilizzo di fatture false e autoriciclaggio. Dalle indagini emerge chiaramente il piano dell’indagato per guadagnare sul business del padel, anche se secondo il contratto della concessionaria tra il Comune e Palauno nessun terzo soggetto sarebbe potuto subentrare.

I fratelli Gatti erano tuttavia sicuri di avere agganci in Comune, per eventuali sanatorie. Ma i controlli della polizia locale hanno bloccato il piano, sequestrando i campi per irregolarità. "Un quadro allarmante – sottolinea il gip Anna Calabi –, emergono le spiccate capacità imprenditoriali ed economiche di Molluso che può avvalersi di una platea di soggetti che si muovono negli ambienti della criminalità organizzata".