
Carlo Lissi nel giorno delle nozze con Maria Cristina poi uccisa coi figli
Pavia, 28 gennaio 2017 - Già al momento dell’arresto, quando aveva confessato di aver trucidato la sua famiglia, aveva detto di volere il massimo della pena. L’avvocato Corrado Limentani aveva suggerito al suo assistito di procedere con il giudizio di secondo grado. Ma lui, Carlo Lissi, 35 anni, condannato all’ergastolo l’anno scorso per aver massacrato la moglie Maria Cristina Omes, 38 anni e i figli Giulia, 5 anni e Gabriele, 20 mesi il 14 giugno 2014 nella loro casa di Motta Visconti, ha rinunciato. Poco dopo Natale ha inviato ai giudici della Corte d’Assise d’Appello una dichiarazione con cui spiegava di voler chiudere la vicenda processuale con la sentenza di primo grado.
Lissi alla Corte ha scritto di ritenere “La pena congrua” e di non voler “far perdere tempo” ai giudici. Un documento che non potrà ritrattare in futuro, che rende definitiva la pena dell’ergastolo. Lissi sta trascorrendo i suoi giorni nel carcere di Pavia: si è iscritto all’università e sta studiando filosofia. Quando può, lavora: «Ha accettato con consapevolezza la reclusione», commenta il suo avvocato. La decisione ha scosso le parti civili, in primis la mamma e nonna delle vittime, Giuseppina Omes, determinata signora che ha presenziato, con forza, a tutte le udienze del primo grado: «Siamo soddisfatti. Si evita alla mia assistita lo stress del nuovo processo – ha spiegato l’avvocato Domenico Musicco -. Noi avevamo già sostenuto durante il processo che se Lissi avesse voluto mostrare reale pentimento avrebbe dovuto rinunciare all’Appello. Così ha fatto. Questo significa che condanne pesanti per questo genere di reati possono portare anche a una funzione di rieducazione del criminale».
Stupito l’avvocato Massimo Adriatici, che assiste il fratello di Maria Cristina: «Ci saremmo presentati all’Appello chiedendo la riconferma della pena. La sentenza di primo grado era precisa, di difficile riformabilità». Giuseppina Omes al momento non vuole rilasciare dichiarazioni: «Ha accettato con sollievo questa decisione che pone fine alla vicenda giudiziaria - conclude il suo legale Musicco -. Ma non è il tempo del perdono».