L’ora di religione non è più di moda. Uno su cinque non la segue a scuola

L’indagine nelle scuole lombarde: percentuali record nelle province “clericali“ come Bergamo e Brescia

L'ora di religione in Lombardia

L'ora di religione in Lombardia

Sempre meno studenti sui banchi di scuola nell’ora di religione: in Lombardia più di 1 su 5 sceglie di non seguirla. Mentre a livello politico si dibatte di soluzioni economiche per incentivare i matrimoni religiosi, i numeri evidenziano come la partecipazione a un’attività aperta a tutti e che non richiede impegni ‘extra’ di tempo e denaro da parte delle famiglie, quale l’insegnamento della religione a scuola sia progressivamente erosa negli anni.

L'ora di religione in Lombardia
L'ora di religione in Lombardia

I numeri li ha forniti #Datibenecomune (campagna nata nel novembre 2020 per chiedere al Governo italiano di pubblicare in maniera aperta i dati sulla gestione della pandemia di Covid-19) con l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che hanno elaborato i dati del ministero dell’Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021.

Una novità, spiegano i promotori, perché "tra i tanti dati che il Ministero dell’Istruzione mette a disposizione nel suo Portale Unico dei Dati della Scuola queste informazioni mancano (così come non vengono conteggiati gli insegnanti di religione nel dataset sui docenti a tempo indeterminato), per cui finora l’unica fonte di informazione in merito a una questione così rilevante che interessa le scuole pubbliche italiane era, paradossalmente, quella della Conferenza Episcopale Italiana che però snocciola solo delle percentuali per macroaree e non dettagli per singoli istituti con numeri assoluti". Per la Lombardia, la media di studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica è il 22,07%, a fronte di una media nazionale del 14,07 (erano il 12,90% nel 2018/19 e il 13,53% nel 2019/20). Brescia e Mantova superano il 25%, seguiti da Milano (24,79%) e Bergamo (23,57%). Sondrio invece la percentuale più bassa di non partecipanti (14,24%). La presenza di circa il 17% di studenti con cittadinanza non italiana che seguono religioni diverse da quella cristiana cattolica (seppur non sia un requisito) ha il suo peso, ma non giustifica il forte divario che c’è con altre regioni.

"Basti pensare che nella Bat provincia, la mancata adesione riguarda solo l’1,5% – spiega Oscar Cavagnini, del circolo Uaar di Brescia –. In genere al Nord le percentuali sono 4 volte il Sud". Perché si registra questo distacco? "Il dato è interessante in province abbastanza clericali come quella di Brescia. Servirebbe un’analisi sociologica – risponde Cavagnini –. Probabilmente fa parte di un nuovo andamento generale, che vede i giovani più disillusi, meno attaccati alle tradizioni. Noi abbiamo cercato molto di incentivare l’ora alternativa a quella di religione: secondo noi non è accettabile, in uno stato laico, che alcuni insegnanti siano scelti dai vescovi".