
La conferenza stampa in Procura a Brescia sull'inchiesta
Sale Marasino (Brescia), 19 febbraio 2021 - Giovanni Fervorari, l'imprenditore finito in manette nel settembre 2019 nell'ambito dell'inchiesta Leonessa con l'accusa di frodi fiscali, fatture false e corruzione, si è tolto la vita nella sua abitazione di Sale Marasino, dove era ai domiciliari. Il titolare della Fervorari rottami, azienda di Rodengo, di recente era stato condannato a sette anni per frodi fatture false nell'ambito del medesimo procedimento e attualmente era sotto processo per il filone corruttivo di Leonessa.
Il pm Paolo Savio e l'aggiunto Carlo Nocerino gli contestavano di avere allungato una mazzetta di 67mila euro al finanziere Francesco Liguoro che con la complicità dell'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate di Brescia Generoso Biondi e un funzionario del Fisco, Alessandro De Domenico, gli avrebbe poi consentito di abbattere una cartella esattoriale di 21 milioni a poco più di un milione. Fervorari alla famiglia ha lasciato alcuni scritti nei quali rigetta le accuse.