Guerra fra lupi e pastori, la Regione risarcisce i danni: ecco come

Tavelli, referente Polizia provinciale: "Quando un agricoltore o allevatore sporge denuncia scatta il sopralluogo. Se il danno è accertato, viene risarcito"

Lupi

Lupi

Risarcimenti dei danni, contributi per acquistare cani da guardia e recinzioni, poi ancora formazione. È la strada che in Lombardia si sta perseguendo per favorire la convivenza, certamente non facile, tra lupi, agricoltori, allevatori, frequentatori della montagna. "La Regione ha una polizza assicurativa che copre i danni sul territorio regionale. Quando un agricoltore o allevatore sporge denuncia – spiega Paolo Tavelli, referente dell’attività Grandi carnivori per la Polizia provinciale di Brescia, dove sono presenti due branchi di lupi stanziali – scatta il sopralluogo a cui partecipa la Polizia provinciale. Se il danno è accertato, viene risarcito".

Quando si parla di lupi, i problemi maggiori riguardano gli allevamenti, che finiscono nel mirino soprattutto quando gli animali vengono lasciati incustoditi; il risarcimento, in caso di danno accertato, viene comunque riconosciuto indipendentemente dal fatto che l’allevatore abbia adottato o meno accorgimenti per difendere le greggi. L’esperienza di questi ultimi anni insegna che sono gli esemplari singoli ad attaccare più agevolmente gli animali domestici; i branchi, invece, riescono ad organizzarsi meglio per predare i selvatici.

«È evidente che non è semplice trattare con i carnivori– spiega Tavelli – per questo si lavora per favorire la convivenza". Anche dove si sono scelte strade diverse, come l’uccisione adottata in Paesi vicini all’Italia, questi carnivori comunque non sono scomparsi. Quella del lupo, del resto, è una specie tutelata a livello internazionale, che sta ritornando in modo naturale nei territori da cui l’uomo l’ha scacciato a inizio del ‘900. "Allora c’era una visione del mondo diversa – ricorda Tavelli –. Oggi il lupo c’è perché aumentano i boschi e le prede".

In Lombardia, alcuni esemplari in dispersione dagli Appennini sono arrivati anche in pianura, dove hanno trovato cibo tra le nutrie, che fino ad ora hanno proliferato anche perché non avevano incontrato un predatore. "Dobbiamo aspettarci un aumento della presenza di lupi – sottolinea Tavelli – ma questo non significa che avremo branchi più numerosi. Nel branco si riproduce infatti solo una coppia, e i pochi cuccioli, dopo un anno, vanno a cercare il proprio territorio, che poi difenderanno da altri lupi". Un equilibrio naturale preciso, con cui bisognerà imparare a convivere, a partire dall’adozione di comportamenti corretti. "I cani, in montagna, ad esempio andrebbero tenuti al guinzaglio, perché i lupi li attaccano perché non appartenenti al branco", ricorda Tavelli. A supporto degli allevatori, la Regione, tramite Ersaf, ha anche attivato le squadre di intervento per la prevenzione degli attacchi da lupo al patrimonio zootecnico nell’ambito di un progetto europeo. Le quattro le unità di intervento forniscono informazioni e materiale anti-predazione a supporto agli allevatori.