Gianetti ruote, il grido d'allarme: "Abbandonati da tutti"

Solo uno sparuto gruppo di ex operai davanti alla fabbrica. Sarti (Uilm): "Menefreghismo assoluto del Governo"

operai della Gianetti

operai della Gianetti

Ceriano Laghetto, 4 novembre 2021 - Sono rimasti in pochissimi, tra il marciapiede e la carreggiata, davanti alla strada che porta all’ingresso della Gianetti e che ormai da due settimane è sbarrata da una recinzione metallica. Uno sparuto gruppo di ex lavoratori continua a manifestare in silenzio, per qualche ora al giorno, la propria rabbia, ricevendo ogni tanto un colpo di clacson dalle auto di passaggio a mo’ di saluto o, più raramente, anche qualche minuto di attenzione da qualcuno che decide di fermarsi. Sulla vicenda della Gianetti Ruote è calato il silenzio su tutti i fronti. 

«E’ imbarazzante e difficile da digerire il menefreghismo assoluto dimostrato dal Governo sulla vicenda Gianetti – si sfoga Vittorio Sarti, segretario generale Uilm Monza Brianza e Milano –. Nemmeno la promessa di un sollecito da parte del prefetto di Monza ha sortito alcun effetto. A Roma non vogliono più sentire parlare del caso Gianetti. Non abbiamo più segnali dal 4 agosto scorso, siamo rimasti ancora alla convocazione ad horas del viceministro Alessandra Todde. Da allora sono 3 mesi di silenzio totale, durante i quali, sostanzialmente, la proprietà si è sentita libera di fare tutto quello che voleva. Mentre si parla di prolungare lo stato di emergenza Covid, nessun ripensamento sullo sblocco dei licenziamenti che ha prodotto il caso Gianetti e tanti altri casi su cui è calato il silenzio. Anche da Regione Lombardia non abbiamo più nessun segnale per quanto riguarda il futuro dell’area. Ora proveremo a coinvolgere i cittadini di Ceriano Laghetto che adesso, con lo sbarramento messo dall’azienda, si trovano anche privati della possibilità di accedere al Parco delle Groane".

Dal mini-presidio dei lavoratori rimasti giungono notizie di un via vai di furgoni e camion che stanno recuperando materiale dallo stabilimento. La direzione intrapresa è quella dello smantellamento. Al momento la fabbrica ferma dal 3 luglio è presidiata da sorveglianti ma si teme per il futuro di questa immensa area industriale, che rischia di diventare preda di occupazioni abusive di vario genere, considerando la sua posizione a pochi passi dalla stazione ferroviaria e dall’ingresso nei boschi del Parco. Il 18 novembre ci sarà un incontro tra sindacati e Afol Monza, in sala consigliare del Comune, per la presentazione delle politiche attive di riconversione dei lavoratori, mentre la battaglia sindacale prosegue per vie legali con il ricorso collettivo al primo pronunciamento del Tribunale di Monza sulla regolarità della procedura di licenziamento e con quelli singoli dei lavoratori che intendono contestare ciascuno il proprio licenziamento o il trasferimento nella sede di Carpenedolo, dove però in due hanno iniziato a lavorare da martedì, sorbendosi i 260 km di trasferta quotidiana, andata e ritorno, in attesa di soluzioni alternative.