Sesto, oltre la Città della Salute. Terreni al cesio, ritardi e i costi che salgono: è l’incognita ex Falck

Attorno al grande polo san itario prezzi in aumento e garanzie regionali. Ma restano in attesa lo studentato e i palazzi privati sull’area Unione Zero. Il nodo della bonifica dalle scorie. In tempo stazione e commissariato

A sinistra: il grande studentato che dovrebbe ospitare universitari nell’area Unione Zero a Sesto San Giovanni. A destra: una colata di acciaio in conchiglia nello stabilimento Falck Unione a Sesto

A sinistra: il grande studentato che dovrebbe ospitare universitari nell’area Unione Zero a Sesto San Giovanni. A destra: una colata di acciaio in conchiglia nello stabilimento Falck Unione a Sesto

Sesto San Giovanni (Milano) – Scorie radioattive , piani economici che non reggono, varianti in corso d’opera che si tenta di infilare a progetto già chiuso per poter incassare, tra tre anni, il maggior ricavo possibile dalla riqualificazione dell’Unione Zero, il primo comparto delle ex Falck, 1.450.000 metri quadrati di aree dismesse, le più grandi d’Europa. È ancora piena di incognite la riconversione di questo lotto da 250mila metri quadrati, che in parte avrebbe dovuto essere inaugurato nel 2015. A luglio, 12 anni dopo i primi protocolli d’intesa, era stato avviato il cantiere per la Città della Ricerca e della Salute, il maxipolo sanitario con Istituto dei Tumori e Neurologico Besta.

Come un macigno pesa ancora la questione degli extracosti: il piano finanziario di 450 milioni non è mai stato adeguato. Così, un anno fa, il consorzio Cisar aveva chiesto 150 milioni in più. Per la Regione sono al massimo 50. Alla fine si è deciso di procedere all’italiana: si naviga a vista, mettendo eventualmente mano alle casse regionali a ogni avanzamento lavori. A fine opera, per novembre 2026, si farà il conguaglio e, se i rabbocchi non saranno sufficienti, si potrà allungare la pluridecennale concessione a Cisar o rivedere il canone. Accanto a questo cantiere, che solo in senso longitudinale misura 1,4 chilometri, ci sono più di 10mila metri cubi di terreni inquinati con Cesio 137.

«Si sapeva da 20 anni» , dicono tutti, ma la bonifica speciale non era stata prevista per questi 40mila metri dove dovranno sorgere posteggio, parte dell’albergo e il mega campus del San Raffaele 2 in via Trento, anche se l’arrivo dei 5mila studenti è da confermare. La procedura passa ora alla Prefettura perché il cesio è classificato come rifiuto radioattivo, che deve essere smaltito con modalità precise e apposite discariche. Così, mentre si sta scavando per costruire le fondamenta degli ospedali, qualcuno si chiede ancora se sia opportuno realizzare un polo sanitario qui, dove gli epidemiologi hanno quantificato fino al 2018, in epoca pre-bonifica, particolari insorgenze di tumori, leucemie, asma, patologie respiratorie a 30 anni dalla chiusura dell’ultima grande fabbrica.

«Il parco sarà il grande risarcimento ambientale a decenni di inquinamento da siderurgia pesante", è stato ripetuto per 15 anni. Il Comune ha addirittura anticipato 13,5 ettari, l’equivalente di 19 campi da calcio. Lo studio internazionale Land aveva presentato pubblicamente un primo concept con 1.300 alberi, orti collettivi, laghi e 37mila metri quadri di bosco per portare 2.500 visitatori nel weekend tra via Mazzini, via Trento, viale Italia. Il progetto esecutivo, però, non è mai stato depositato e ancora non si è affrontato il tema della gestione con una Fondazione tutta da costruire e non si sa con chi: 800mila euro all’anno vale la manutenzione di questo parco pubblico che, quando entrerà a regime coi suoi 45 ettari, ne costerà 2.

Almeno un altro anno di ritardo hanno accumulato gli edifici residenziali, lo studentato, l’albergo (204 camere e 97 appartamenti) e la torre di 17 piani di Intesa Sanpaolo: dovevano essere pronti per la primavera 2025, slitteranno almeno a fine 2026. Se il Comune ha già rilasciato il preavviso di permesso a costruire per il terziario, l’autorizzazione per la casa degli universitari e a breve arriveranno quelle per albergo e residenziale, il privato non ha ancora ritirato nulla. Così, alla fine, l’unica opera in linea è la stazione a ponte di Renzo Piano, che anzi ha dovuto rallentare per non finire troppo in anticipo. Anche il nuovo commissariato rischia di essere pronto prima dell’Unione Zero: il Comune lo sta vincolando, le risorse ci sono, extracosti compresi. A giugno dovrebbero essere aggiudicate le opere pubbliche (strade, piazze, posteggio) ma ancora senza il completamento del ring Nord, da 15 anni spada di Damocle per la viabilità dell’intero progetto.