Covid, boom di contagi. Chi sono i nuovi malati e le cause

Superata quota 10mila positivi in un giorno e la crescita dei contagi galoppa ma un anno fa oltre 32mila. In terapia intensiva 7 su 10 sono no vax

Vaccini disponibili anche in farmacia

Vaccini disponibili anche in farmacia

Chi pensava di essersene liberato probabilemte si sbaglia. La pandemia non è ancora completamente domata nonostante i grandi numeri della campagna vaccinale in Italia. Con 10.172 positivi nelle ultime 24 ore e  72 morti, i numeri dell'epidemia certificati dal bollettino del 17 novembre 2021 del ministero,  sono tornati indietro di mesi. L'ultima volta che era stata superata la soglia dei 10mila casi era l'8 maggio, quando furono i registrati 10.176 casi e le vittime erano state 224 contro le 72 di oggi. Numeri in crescita ma decisamente meno pesanti di un anno orsono quando il 17 novembre 2020 in Italia. non c'erano i vaccini e si contavano 731 morti e  32.191 contagi mentre in Lombardia i nuovi positivi erano stati 8.448 e i morti 202   contro  i 1.858 casi e 13 morti odierni.   Ma il Covid corre molto di più in gran parte dell'Europa e fa paura. Il numero di morti per coronavirus nel Vecchio Continente è cresciuto del 5% nell'ultima settimana, l'unica regione al mondo dove c'è stato un aumento della mortalità. E anche i contagi stanno aumentando in molti Paesi, come la Germania. I governi provano a frenare il picco con vari mezzi, lockdown per i non vaccinati, limitazione dell'accesso a determinati servizi, spinta sull'accelerazione della vaccinazione. In Italia si attendono decisioni dopo il consueto punto del venerdì dell'Iss con Provincia di Bolzano e Friuli Venezia Giulia a rischio zona gialla: Domani il Consiglio dei ministri non dovrebbe prendere nessuna decisione sulla pandemia tranne l'esame della norma per estendere l'obbligo di vaccino per i sanitari alla terza dose. Di eventuali nuove misure per i no vax e di regole magari per i green pass se ne parlerà eventualmente solo dopo la cabina di regia.

"Non c'è dubbio  ha detto il ministro della Salute, Roberto Dperanza - che siamo ancora dentro una sfida non risolta  come si vede analizzando i numeri che provengono dall'Europa ma anche da alcuni nostri territori. Siamo ancora dentro la sfida e sarebbe un grave errore abbassare la guardia". Ma chi sono i nuovi malati e quali le nuove possibili strategie? Tra le cause la necessità di una terza dose diffusa per allungare la copertura vaccinale e i tanti non vaxi (sono il 74% dei ricovertati in terapia intensiva) ma non solo.

 

Il confronto

Basta guardare i due bollettini della regione lombardia per capire che non vi è paragone ma anche per non sottovalure questa nuova ondata

17 novembre 2020

Coronavirus, i dati del 17 novembre in Lombardia

17 novembre 2021

I dati lombardi del 17 novembre
I dati lombardi del 17 novembre

 

L'aver superato la soglia di 10.000 casi è comunque qualcosa di più di una spia d'allarme, soprattutto considerando che  in poco meno di due settimane l'epidemia ha raddoppiato  la sua corsa esponenziale. È una crescita rapida, dicono gli esperti, e che sta facendo impennare tutti i valori nelle regioni del Nord Est, dove la situazione è critica sia per quanto riguarda l'incidenza, sia per i ricoveri nelle terapie intensive. Per quanto riguarda queste ultime, in particolare, in Friuli Venezia Giulia si è decisamente superata la soglia del 10% che è uno dei parametri per l'ingresso in zona gialla. Numeri alti anche in Veneto, dove si registra un incremento di circa 1.500 casi in 24 ore: è il secondo valore più alto a livello nazionale dopo gli oltre 1.800 casi registrato in Lombardia. I dati del ministero della Salute indicano che in un giorno i nuovi casi positivi sono aumentati da 7.698 a 10.172, individuati con 537.765 test fra molecolari e antigenici rapidi (il giorno prima erano stati 684.710). Di conseguenza il tasso di positività è salito da 1,1% a 1,9%. Calcolato in base al rapporto fra i casi e isoli test molecolari, il tasso di positività è salito a 5,2%, secondo i calcoli del sito CovidTrends. In 24 ore il numero dei decessi è passato da 74 a 72 e, analizzando la tendenza delle ultime settimane emerge una tendenza alla crescita, anche se molto lieve. È invece più deciso l'aumento dei ricoveri. Nelle terapie intensive sono complessivamente 486, ossia 5 in più rispetto al giorno precedente; i nuovi ingressi in un giorno sono stati 39. Nei reparti ordinari, i ricoverati con sintomi sono 4.060, ossia 90 in più in un giorno

I malati no vax

 Nonostante la variante Delta sia dominante, i vaccini continuano a fare ampiamente il loro lavoro di protezione dal virus SarS-CoV2. Ulteriore conferma arriva dai dati pubblicati dalla rete degli ospedali sentinella per il Covid della Federazione italiana aziende sanitarie ospedaliere (Fiaso) relativi alla settimana fino al 16 novembre. E i numeri parlano chiaro: il 74% dei ricoverati in terapia intensiva non ha ricevuto alcuna dose di vaccino o non ha completato il ciclo vaccinale. Solo il 26% dei pazienti positivi in intensiva ha avuto le due dosi. Il 70% dei casi di pazienti vaccinati e ricoverati presenta gravi comorbidità, cioè cardiopatia, obesità grave, diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva, neoplasia, oppure si tratta di persone dializzate, trapiantate o immunosoppresse, «sulle quali può essersi verificato un fallimento vaccinale causato proprio dalle patologie». Dallo studio emerge inoltre una differenza nell'età media tra vaccinati e non vaccinati ricoverati in terapia intensiva: l'età media dei vaccinati è di 70 anni, quella dei non vaccinati è di 61 anni.

I malati vaccinati

L'attenzione intanto è puntata sul profilo delle persone completamente immunizzate e sane, pur se in percentuale molto bassa, ma che si sono contagiate e sono ora in rianimazione . «Le variabili possono essere molteplici - spiega Roberto Cauda, direttore dell'istituto di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma - a cominciare da chi è un non responder, ossia un individuo che non reagisce agli immunizzanti, al tempo trascorso tra la seconda dose e l'infezione, alla variante Delta che è estremamente contagiosa". Se nelle terapie intensive italiana la maggioranza dei ricoverati, "il 95%", non è vaccinato ora stanno cominciando a crescere anche i vaccinati fragili, che si sono immunizzati all'inizio della campagna vaccinale, in cui è presumibile un calo della protezione anticorpale". E che sono messi a rischio "dalla circolazione del virus favorita da quanti non si sono sottoposti al vaccino". A tracciare il quadro, è Antonino Giarratano, neo presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti).  "Fino a poche settimane fa - spiega ancora Giarratano - nei nostri reparti erano quasi tutti non vaccinati, con un 5% di vaccinati fragili. Nelle ultime due settimane, in diverse aree del Paese, dai dati del nostro sistema di monitoraggio Siaarti, crescono i fragili vaccinati, con differenze regionali che vanno dal 5 al 15%. E cominciamo a vedere anche 'fragili meno fragili', ovvero non più il diabetico, scompensato, con problemi polmonari e grande anziano, il cui equilibrio è particolarmente precario. Adesso vediamo anche pazienti che non hanno patologie concomitanti gravi in senso stretto, parliamo dei grandi obesi oppure gravi ipertesi, con un'età dai 48 ai 59 anni. Pazienti che hanno una sola di queste problematiche".

Il clima

Per il fisico Enzo Marinari, dell'Università Sapienza di Roma, "è difficile pensare che, se non stiamo molto attenti, le cose non finiscano per andare come sta accadendo in Germania. Indubbiamente - aggiunge - la situazione è estremamente difficile e adesso rischia anche di risentire gli effetti del clima, inoltre si avvicina il Natale e si rischia un'ulteriore crescita dei contagi. È una situazione - conclude - in cui le regole potrebbero aiutarci: probabilmente dovranno essere rafforzate".

Lo smog

Lo smog potrebbe essere una concausa del peggioramento delle condizioni dei positivi: l'inquinamento non favorirebbe la trasmissibilità del virus ma inciderebbe sull'aggravarsi della malattia. È quanto emerge da uno studio del Barcelona Institute of Global Health (ISGlobal) . Diversi studi hanno dimostrato un collegamento tra inquinamento dell'aria e covid, ma nessuno finora era andato a valutare in che modo lo smog favorisca la malattia, se aumentando i contagi o aumentando i sintomi e la gravità di essi.

Le priorità

"Quello che si deve fare, oggi come oggi - rimarca il virologo Guido Silvestri, professore alla Emory University di Atlanta - sono quattro cose semplicissime: mantenere il green pass (e semmai inasprirne le proprietà); spingere per le terze dosi, partendo dagli over 60 ed altri soggetti a rischio, ma estendendole a tutti quelli che hanno superato i sei mesi dalla seconda dose; vaccinare i ragazzi tra 5 ed 11 anni e, dove non lo si è ancora fatto, aumentare il numero dei posti disponibili in Terapia intensiva". 

Lockdown no vax

Un lockdown per i non vaccinati limiterebbe la diffusione del Covid senza danneggiare eccessivamente l'economia. Ne è convinto il presidente dell'Ordine dei medici di Venezia, Giovanni Leoni, che spiega anche che purtroppo qualche iniziativa dovrà essere presa. "La pandemia torna a pesare sull'attività ordinaria degli ospedali, che ha ancora milioni di prestazioni arretrate da recuperare". E in questo contesto, "la stragrande maggioranza dei ricoverati sono i non vaccinati, i vaccinati che hanno bisogno dell'ospedale sono una quantità residuale". Inoltre, "la diffusione avviene attraverso i no vax". Al punto in cui siamo, continua Leoni, "sono convinto sia necessaria una stretta". Potrebbe essere l'obbligo vaccinale, almeno per alcune categorie; la concessione del green pass solo a fronte del vaccino e non più con un semplice tampone; il lockdown per i soli non vaccinati. E quest'ultima "è la soluzione meno traumatica dal punto di vista politico, con una certa efficacia dal punto di vista sanitario". Anche perché "sarebbe poi uno stimolo concreto ad aumentare il tasso di vaccinazione e ridurrebbe l'impatto a livello economico".

Bimbi e vaccino

Una via per combattere la nuova ondata passa inevitabilmente dai vaccini: dalla terza zone all'allargamente di chi può essere vaccinato. "Riteniamo che il 29 novembre Ema darà' il responso sui vaccini ai bambini dai 5 agli 11 anni, e probabilmente dara' l'autorizzazione", sostiene  il direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini,. "Poi valuteremo in che modo l'Italia applicherà poi questo utilizzo - ha aggiunto - Andrà fatta una campagna informativa, con tutto il garbo e la gradualità necessarie per far capire a tutti i benefici dei vaccini su questa popolazione. Il coinvolgimento di pediatri e medici di famiglia sara' molto importante".