Zona gialla: quali sono le regioni a rischio. Cosa può cambiare da lunedì

Venerdì il monitoraggio decisivo dell'Iss. Eventuali passaggi di fascia entreranno in vigore dal 22 novembre. Fedriga (Friuli): "Rischio molto vicino". Osservata speciale anche la provincia autonoma di Bolzano

Zona gialla: le ipotesi

Zona gialla: le ipotesi

Milano - Provincia di Bolzano e Friuli Venezia Giulia hanno i valori più vicini a quelli che fanno scattare l'ingresso in zona gialla.  E' quanto emerge dall'analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'Picone', del Cnr. "Seppure per la provincia autonoma di Bolzano la curva delle occupazioni nei reparti ordinari mostra un trend di frenata della crescita, il valore misurato il 15 novembre - osserva - sale al 15%, mentre la curva delle terapie intensive mostra un trend di forte crescita lineare ed è al 9%". L'ufficialità di eventuali passaggi avverrà solo dopo la cabina di regia del venerdì 19 novembre.

I criteri per il cambio di colore da zona bianca a gialla
I criteri per il cambio di colore da zona bianca a gialla

Le due regioni potrebbero quindi lasciare il bianco già da lunedì prossimo ed entrare in un regime più restrittivo con l'obbligo di mascherine all'aperto, il limite di 4 commensali nei ristoranti, lo stop alle discoteche e la riduzione nel pubblico nei teatri, nei cinema e negli impianti sportivi. La provincia autonoma di Bolzano ha il 15% di posti occupati nei reparti ordinari, proprio sulla soglia fissata per il passaggio il giallo. Le terapie intensive sono al 9%, un punto sotto la soglia, fissata in questo caso al 10%. Considerando che negli ultimi sette giorni le intensive sono aumentate del 125% è più che probabile che entro la fine della settimana anche questo parametro sarà superato. L'incidenza, il terzo criterio che viene valutato per i passaggi di colore, a Bolzano è già sopra la soglia dei 50 casi per centomila: 396 per centomila. 

Vaccino Covid: "In 6 mesi evitati oltre 12mila morti". Ritorno alla normalità: quando?

A rischio anche il Friuli Venezia Giulia, che ha già due parametri su tre nettamente sforati: l'incidenza, 267 casi per centomila, e soprattutto le terapie intensive, al 13% di occupazione, tre punti sopra soglia. I ricoveri ordinari invece sono al 12%, mancano quindi tre punti percentuali per superare anche l'ultima soglia e passare in giallo: anche in questo caso, visti i trend di crescita, dipenderà soprattutto dall'ultimo giorno di riferimento che prenderà in esame la cabina di regia ministero della Salute-Iss.

"C'è un rischio molto vicino di passare in zona gialla per il Friuli Venezia Giulia. Questo ovviamente ci preoccupa in prospettiva perché, voglio ricordare, dopo la zona gialla che ha delle limitazioni fastidiose, la zona arancione è quella successiva dove si cominciano a mettere in difficoltà settori economici e lavorativi" ha detto all'Adnkronos il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga a margine della conferenza stampa organizzata dopo l'incontro con i Capigruppo di Senato e Camera sulle criticità del Servizio Sanitario Nazionale. "La mia idea è che le restrizioni della zona gialla non valgono per i vaccinati. Chi si è protetto, ha partecipato alla campagna vaccinale, limita le ospedalizzazioni, salvaguarda il sistema di sanità pubblica non può pagare un prezzo di cui non ha nessuna colpa, perché ha creduto nella scienza e nello Stato" ha detto il presidente del Friuli. Fedriga ha precisato che si tratta della sua idea personale, e che la Conferenza delle Regioni si riunirà giovedì per parlare anche di questo. 

Covid Lombardia, Fontana: "No a restrizioni per gli 8 milioni di lombardi vaccinati"

Il Friuli Venezia Giulia, ha ricordato Fedriga, governatore della Lega, "vive un momento importante di contagi e anche di ospedalizzazioni, sia mediche che in terapia intensiva. A livello regionale c'è stata una partecipazione alla compagna vaccinale degli over 11 attorno all'82%, poco meno della media nazionale ma consistente, e il 18% dei non vaccinati comporta il 70% delle ospedalizzazioni. Il 30% dei vaccinati ospedalizzati è rappresentato poi da anziani o immunodepressi, che hanno sviluppato una risposta immunitaria più bassa o scarsissima al vaccino. In questa situazione, dobbiamo prima di tutto proteggere gli ospedali, per dare risposte alle altre patologie di cui soffrono i cittadini - ha concluso Fedriga, che invita a fare la terza dose - e a cui giustamente il sistema sanitario deve dare risposte".

Per quanto riguarda l'ipotesi di stretta per i no-vax, anche altri governatori sono sulla stessa linea di Fedriga. "Non possiamo pensare a restrizioni per cittadini vaccinati che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune", le parole del presidente lombardo Attilio Fontana. Concorda il governatore della Liguria, Giovanni Toti: "Chiederemo al Governo che le misure restrittive legate alle fasce di colore valgano per le persone che non hanno fatto il vaccino, non per le persone che lo hanno correttamente fatto". Anche per il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, "se si dovessero rendere necessarie nuove restrizioni - e il vero gradone è rappresentato a mio avviso dalla cosiddetta zona arancione - queste dovrebbero coinvolgere esclusivamente coloro che non si sono vaccinati". Analoga la posizione di Alberto Cirio (Piemonte): "Chi si è vaccinato ha dato prova di fiducia nelle istituzioni e io credo che questa fiducia debba essere ripagata".

Resteranno in zona bianca le Marche i cui valori nei reparti ordinari e di terapia intensiva si attestano infatti attorno al 7% e 9% rispettivamente e l'incidenza è circa 100 casi a settimana per 100.000 abitanti. "E' vero che nessuno di noi può sapere con certezza quale sarà l'andamento della pandemia nelle prossime settimane ma tuttavia, come detto in altre occasioni, in questo momento il passaggio in zona gialla è da escludere in quanto i ricoveri in area medica sono abbondantemente sotto al limite consentito" ha puntualizzato in un post su Facebook il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli. "Utilizzo mascherina nei luoghi chiusi e in caso di assembramento, il distanziamento interpersonale e l'igiene delle mani - ha aggiunto il governatore - sembrano ormai accorgimenti superati, ma sono invece sempre molto importanti per rallentare la corsa della curva pandemica e, insieme alla vaccinazione e al tracciamento, sono strumenti indispensabili per tenere sotto controllo il contagio e i ricoveri ospedalieri". 

Situazione sotto controllo in Lombardia. "Alla conclusione di un altro anno che ci ha messo a dura prova c'è l'occasione di fare il punto rispetto a quanto ci trovavamo a vivere in questi giorni 12 mesi fa - ha detto Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia -. Sono, queste, giornate che ci pongono qualche interrogativo, ma vorrei non lasciassero il passo a dubbi, scetticismo o peggio sconforto. Lo dico guardando al successo della nostra campagna vaccinale anti-Covid e al senso di responsabilità avuto dai lombardi: in poco più di 9 mesi abbiamo superato 15 milioni di somministrazioni e sono più di 8 milioni i vaccinati con 2 dosi. La campagna per la terza dose procede celermente ed entro questa settimana gli ospiti delle Rsa, i più deboli, saranno tutti coperti". I numeri mostrano che lo scorso anno in Lombardia "l'incidenza era di 615 contagiati ogni 100mila abitanti, oggi è 63", dieci volte più bassa; "il tasso di occupazione dei letti di area medica in ospedale era del 121% e quello delle terapie intensive al 68%, oggi siamo al 7 e al 3%".