NICOLETTA PISANU
Cronaca

Cyberbullismo per una foto “sbagliata”: Marta e Giulia in pasto al branco

Fidanzato e coetanei mettono le immagini sui social. Ed è incubo

Un ragazzo vittima di bullismo su internet

L’associazione Telefono azzurro, attiva per la tutela dei diritti dei minori, ha realizzato un dossier sul fenomeno del cyberbullismo, disponibile sul sito internet dell’ente. I dati riportati nell’indagine evidenziano come la Lombardia sia la prima regione, insieme a Piemonte e seguita dalla Sardegna, per percentuale di richieste di aiuto in questo ambito giunte alla onlus: il 14,1%, per il periodo compreso . Un dato che si inserisce nel più ampio contesto del fenomeno, in crescita: la polizia nel 2015 a livello nazionale ha trattato 228 casi, che hanno portato alla denuncia di 64 minorenni. Le manifestazioni del cyberbullismo spaziano dallo stalking, alla diffamazione online, al furto di identità digitale fino alla diffusione di materiale pedopornografico.

Milano, 11 settembre 2016 - Dietro ai dati, c’è il dolore. Il record della Lombardia, prima regione, insieme al Piemonte, per il numero richieste di aiuto arrivate al Telefono Azzurro riguardo al cyberbullismo, cela volti, mal di pancia, lacrime. Storie che gli operatori dell’associazione ascoltano ogni giorno. Come quelle di Marta e Giulia, due minorenni dai nomi di fantasia, ma le cui vicende sono state realmente trattate dall’associazione.

Marta ha contattato l’associazione a quindici anni per cercare una soluzione alle angherie dei compagni di classe. La ragazza ha raccontato che i coetanei avevano modificato una sua foto, per poi diffonderla tramite WhatsApp e Facebook insieme a insulti pesanti a lei rivolti. La foto è circolata in un gruppo che riuniva i compagni di classe, ma la ragazza temeva che potesse essere condivisa anche da sconosciuti. Agli operatori dell’associazione è apparsa molto sofferente, perché conscia che la diffusione della foto sul web andava oltre il suo controllo. Inoltre, ha raccontato di non aver voluto dire niente ai suoi genitori, per vergogna, nonostante spieghi di avere un buon rapporto con loro, e che in altre situazioni si è sentita supportata dai genitori. L’operatrice del Telefono Azzurro che si stava occupando del suo caso l’ha informata dell’opportunità di segnalare alla polizia l’accaduto, per monitorare la diffusione della foto e cercare rimedio. La quindicenne, così consigliata, ha deciso quindi di rivolgersi ai suoi genitori, che hanno avvertito le autorità. Su consiglio del Telefono azzurro, i genitori della giovane vittima parleranno anche con la preside dell’Istituto scolastico da lei frequentato, sia «per poter da un lato condividere quanto accaduto  e creare una rete scolastica di supporto intorno a Marta – spiegano dall’associazione –, e dall’altro per coinvolgere i compagni in un intervento di prevenzione in cui si aiutino i ragazzi a imparare il valore del rispetto e dell’attenzione all’altro».

Nel dossier cyberbullismo reso pubblico da Telefono azzurro, compare invece la storia di Giulia, 14 anni, che ha chiesto aiuto tramite la chat disponibile sul sito dell’associazione. Agli operatori ha raccontato la vicenda che da qualche tempo l’angosciava. Tutto è nato da un flirt in rete con un sedicenne conosciuto su Facebook, che nella realtà conosceva solo di vista. Quando la conoscenza si è approfondita un poco, lei gli ha mandato delle foto di se tramite Whatsapp, finché lui non gliene ha chiesta una del fondoschiena. Come ha raccontato la ragazza agli operatori, inzialmente era un po’ restia, ma alla fine ha ceduto. E il sedicenne ha insistito, chiedendole foto simili ogni giorno. Ma poi, i due hanno litigato e il ragazzo ha condiviso le foto con i suoi amici tramite Whatsapp.

I ragazzi, che la vittima non conosceva, hanno iniziato a prendere in giro la quattordicenne, mandandole messaggi sgradevoli. La ragazza si dice preoccupata e afferma di sentirsi sola, di temere di aver perso le sue amicizie. Inoltre, non ha detto nulla ai genitori per imbarazzo e ritenendo che sua madre potrebbe non sentirsi «una buona mamma». Gli operatori di Telefono azzurro hanno convinto la quattordicenne a segnalare l’accaduto alle forze dell’ordine, è stata quindi allertata la polizia. Di fronte alla possibilità di una denuncia il sedicenne si è spaventato e ha assicurato alla ragazza di aver girato le foto solo a due amici che, avvisati, hanno provveduto a cancellarle. Poiché le foto non erano di nudo, non si è configurato il reato di diffusione di materiale pedopornografico (articolo 600 ter del codice penale), non è stato necessario avvisare i genitori della ragazza, anche alla luce del suo disagio emotivo al riguardo, ma offrendo supporto psicologico qualora la minore ritenesse di averne bisogno.