
I turisti che affollano il Castello Sforzesco, uno dei monumenti più visitati di Milano
Milano, 18 novembre 2024 – “Sugli affitti brevi serve una legge, serve equilibrio”. Mauro Guerra, presidente di Anci Lombardia (Associazione nazionale Comuni italiani) e sindaco di Tremezzina, uno dei borghi cartolina del Comasco con vista lago, chiede “strumenti che consentano agli amministratori di intervenire”. “Alcuni Comuni, penso al mio, di piccole dimensioni, rischiano di vivere un processo di trasformazione del territorio, svuotando di cittadini centri storici e snaturandone i tessuti relazionali e commerciali. Occorre una normativa nazionale, non punitiva: non si può, però, lasciar crescere un fenomeno senza regole solo perché porta soldi”. Lo dicono i numeri, anche gli ultimi di Regione Lombardia e Unioncamere: il turismo sta diventando un’economia sempre più redditizia. Tra gennaio e agosto le presenze sono cresciute dell’11% (37 milioni): più stranieri, nuove mete oltre alle grandi città, maggiori visitatori con alta capacità di spesa (il 32% lascia oltre 120 euro al giorno). Secondo Mastercard, la Lombardia rappresenta oggi la prima regione italiana per volumi, con il 18% del totale nazionale (+16%).
Il mercato immobiliare ha fiutato l’affare. “Ma il rischio – sottolinea Guerra – è che chi non ha una casa di proprietà debba cercare un immobile in affitto altrove perché nei centri si preferisce tenerlo libero per gli affitti brevi piuttosto che impegnarlo per quelli tradizionali. Così si svuotano le comunità di abitanti. Occorre una normativa che limiti ad esempio il numero di giorni in un anno e consenta ai Comuni di differenziare le tariffe sui rifiuti, le aliquote Imu per gli affitti brevi in modo da liberare almeno dal bilancio risorse a beneficio della comunità locale, dalle tasse alla mobilità interna. E parallelamente prevedere incentivi all’affitto tradizionale. Chiediamo solo equilibrio”.
Secondo i dati del centro studi di Immobiliare.it Insights, che ha fotografato la variazione dell’offerta di affitti brevi negli ultimi 12 mesi confrontandola con quelli tradizionali e transitori, ci sono città dove la sproporzione è evidente e capoluoghi dove l’equilibrio resta. A Bergamo, ad esempio, l’offerta di affitti brevi a scopo turistico è cresciuta del 20%, quella tradizionale del 6%. A Cremona si procede per opposti: +21% i primi, -13% le locazioni di 4 anni (+4), così come a Lecco (+29% contro -5%) e a Mantova (+8% contro -48%). A parte qualche eccezione, i dati sembrano confermare i timori dei sindaci: chi ha una casa preferisce l’affitto breve. “Si tratta questo tema con semplificazione, senza guardare ai dati”, è la posizione di Marco Celani, presidente di Aigab, Associazione italiana gestori di affitti brevi nata nel 2020.
“Dieci anni fa si contavano 6 milioni di case vuote, oggi 9,6 milioni di seconde case non utilizzate: quelle immesse nel circuito degli affitti brevi sono 640mila, il 6,6% di quelle inutilizzate. Lo svuotamento abitativo dei centri dipende dal saldo demografico che ogni anno è negativo: nei centri storici abitano nuclei monofamiliari (33%), spesso un anziano rimasto solo. È un patrimonio che viene ereditato e, in attesa di definirne la destinazione, si preferisce l’affitto breve. Non sono soluzioni sottratte agli affitti tradizionali o agli studenti”.
Il centro studi di Aigab ha tracciato la provenienza delle case prima dell’affitto breve in Lombardia: il 30,4% è stata ereditata, il 28,7% era abitata da proprietari trasferiti per un periodo di tempo limitato (lavoro all’estero ad esempio), il 26,1% era sfitto. Secondo Aigab, nel 2023 gli affitti brevi hanno inciso 11 miliardi di euro sul Pil nazionale per le prenotazioni dirette a cui se ne aggiungono 44 di indotto. La rendita media per proprietario è stata di 17mila euro l’anno. A Milano 31mila.