
Francesco Billari, rettore della Bocconi
Milano, 20 ottobre 2023 – Un percorso in lingua inglese, gratuito, prima di mettere piede in Bocconi. E due lauree che valgono doppio, con metà delle lezioni a Milano e l’altra metà a Londra o Parigi. Sono tra le novità dell’anno accademico. "Ci siamo aperti al mondo nel 1974, quando non esisteva l’Erasmus. L’internazionalizzazione è la stella polare da 30 anni. Ora facciamo un passo in più", anticipa il rettore, Francesco Billari.
Qual è la direzione?
"Abbiamo già corsi di laurea congiunti, ma creeremo due double degree con una formula nuova. Con l’École des Hautes Études Commerciales avremo una triennale in inglese (e per i francesi è ancora più rivoluzionario) in “Data, society and organizations“. Si frequenterà un anno e mezzo a Milano e un anno e mezzo a Parigi.
Il secondo è un percorso avanzato per i giuristi: “Law of Internet Technology“, con il King’s College: sei mesi in Bocconi, sei a Londra. Parallelamente aumentiamo gli scambi con nuove università".
Per esempio?
"Amplieremo la rete in Africa. Ad aprile ospiteremo il summit dell’U7+ Alliance, la coalizione di presidenti di università di Europa, Asia, Nord America, Sud America, Africa e Australia che dovrà stilare un documento per il G7 sul tema ’educazione inclusiva per società inclusive’".
Più corsi in lingua inglese?
"Sì. Perché oltre ad attrarre studenti internazionali, ne fanno sempre più richiesta gli italiani. Aumentiamo le classi: oggi sono in inglese 32 su 53, lo saranno 40 su 54. A regime, tra tre anni, il 73% della didattica sarà in inglese. Oggi è il 62%. Però ci siamo interrogati su un punto: l’inglese è un elemento di inclusione o di esclusione?".
Troppi studenti ancora inciampano con l’inglese?
"Se guardiamo le prove Invalsi, gli unici timidi segnali di miglioramento sono sull’inglese. Ma credo che spesso non siano dovuti alla scuola: si guardano più film in lingua originale sulle piattaforme di streaming, chi può permetterselo manda i figli a studiare all’estero o a lezioni private. Ma l’inglese è ancora una barriera e un fattore discriminante: potrebbe scoraggiare gli studenti di famiglie più fragili. Dobbiamo fare qualcosa".
Cosa?
"Iniziamo ad offrire un percorso, anche personalizzato, a tutti gli ammessi – potenzialmente a 2.700 studenti all’anno – anche a chi passa le ammissioni in quarta superiore: mettiamo a disposizione una piattaforma online gratuita e accessibile a tutti gli studenti d’Italia. Al termine si arriva alla certificazione B2".
Un monito al mondo della scuola?
"Sì. Il Paese dovrebbe garantire a tutti gli studenti, indipendentemente dal ceto sociale, le competenze linguistiche sufficienti per affrontare le sfide del futuro. Speriamo che presto non ci sia più bisogno di una piattaforma: l’obiettivo sarebbe raggiunto".
Milano invecchia. Da demografo, qual è lo scenario?
"Milano invecchia ma non più velocemente di altre città italiane: la popolazione studentesca aiuta a rallentare il trend meglio che a Roma e Torino".
Però con gli affitti stellari rischiamo di allontanarli.
"Il futuro demografico di Milano dipende da quanto la città riuscirà ancora ad attrarre giovani brillanti e a integrare gli immigrati di prima e seconda generazione. Non si è fatto abbastanza con l’offerta di residenze. Vienna ha invertito il trend mettendo in affitto case popolari attrattive per studenti e lavoratori. È il modello. E servono investimenti diretti sui giovani"..