Autocertificazione, gup: "Non c'è obbligo di verità"

Milano: assolto un 24enne fermato alla stazione Cadorna che aveva dichiarato di rientrare dal lavoro

Controlli della polizia

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Milano, 25 marzo - Cade l'ultimo tabù sull'autocertificazione che legittima gli spostamenti in zona rossa solo per motivi di lavoro. salute o in casi di emergenza: non c'è obbligo di dichiarare la verità nell'autocertificazione che legittima gli spostamenti in zona rossa. Con una decisione a sorpresa che spiazza tutti e contraddice il principio fissato finora, e cioè che la falsa attestazione integra l'ipotesi di falsità in atto pubblico, con le relative conseguenze civili e penali, il giudice dell'udienza preliminare Alessandra Del Corvo con rito abbreviato, ha accolto la richiesta della Procura di Milano e assolto un gionvane con la formula "perché il fatto non sussiste".

Ma veniamo ai fatti che hanno portato un giovane a processo con l'accusa di falso per aver mentito nel dichiarare nell'autocertificazione che "stava tornando a casa". L'obbligo di veirtà, stabilisce il gup, anche se ci fosse, sarebbe "in palese contrasto con il diritto di difesa del singolo", previsto dalla Costituzione. Una decisione che rappresenta un significativo precedente e che sicuramente farà discutere. Fino a ieri, infatti, chi dichiarava il falso nell'autocertificazione rischiava la sanzione amministrativa per violazione delle misure anti-Covid (multa da 400 a 1000 euro) oltre alle conseguenze penali. La denuncia per falsa attestazione e dichiarazioni mendaci (ex articolo 495 del Codice penale) è punita con la reclusione da 1 a 6 anni.

Per il giudice, si legge nella sentenza, "è evidente come non sussista alcun obbligo giuridico, per il privato che si trovi sottoposto a controllo nelle circostanze indicate, di 'dire la verità sui fatti oggetto dell'autodichiarazione sottoscritta, proprio perché non è rinvenibile nel sistema una norma giuridica" sul punto. Il giovane, difeso dall'avvocato Maria Erika Chiusolo, fermato per un controllo alla stazione Cadorna il 14 marzo, aveva dichiarato di lavorare in un negozio e che in quel momento stava rientrando a casa. Una decina di giorni dopo, però, un agente per verificare se avesse detto la verità aveva mandato una email al titolare del negozio, il quale aveva risposto dicendo che il 24enne quel giorno non era di turno. Per il giudice non solo mancano una norma specifica sull'obbligo di verità nelle autocertificazioni da emergenza Covid e pure una legge che preveda l'obbligo di fare autocertificazione in questi casi, ma è anche incostituzionale sanzionare penalmente "le false dichiarazioni" di chi ha scelto "legittimamente di mentire per non incorrere in sanzioni penali o amministrative".