Terapia anti Covid Astrazeneca con mix anticorpi: come funziona

Si chiama AZD7442 ed è una combinazione di due anticorpi a lunga durata d'azione. AstraZeneca: "Ha ridotto il rischio di sviluppare COVID-19 sintomatico del 77%"

Il quartier generale di Astrazeneca a Sydney (Ansa)

Il quartier generale di Astrazeneca a Sydney (Ansa)

Milano - Novità sul fronte della lotta al Covid: AstraZeneca ha reso noto di avere sviluppato una terapia a base di anticorpi, alternativa dunque al vaccino, che in fase di sperimentazione avanzata si sta mostrando efficace nel prevenire lo sviluppo del Covid-19.  AZD7442, una combinazione di due anticorpi a lunga durata d'azione, "ha ridotto il rischio di sviluppare COVID-19 sintomatico del 77%" rispetto al campione sottoposto a placebo, rende noto la multinazionale biofarmaceutica anglo-svedese che ha già sviluppato uno dei vaccini anti-Covid più diffusi. Altri dati sperimentali verranno pubblicati "entro la fine dell'anno" e i risultati completi "saranno presentati per la pubblicazione in una rivista medica sottoposta a revisione paritaria e presentati in una prossima riunione medica".  Più del 75% dei partecipanti alla speriemntazione presentava comorbilità e l AZD7442, una combinazione di due anticorpi a lunga durata d'azione, "ha ridotto il rischio di sviluppare COVID-19 sintomatico del 77%a cura, afferma AstraZeneca, è risultata efficace anche con persone che avevano contratto la variante Delta

"I dati - spiega Myron J. Levin, professore di pediatria e medicina dell'University of Colorado School of Medicine (Usa) e ricercatore principale dello studio - mostrano che una dose di AZD7442, somministrata per via intramuscolare, può prevenire rapidamente ed efficacemente Covid sintomatico". Questo, prosegue, si prospetta come "uno strumento importante nel nostro arsenale per aiutare le persone che potrebbero aver bisogno di più di un vaccino per tornare alle loro vite normali". I risultati completi del trial Provent saranno inviati per la pubblicazione in una rivista medica sottoposta a revisione paritaria e presentati in un prossimo meeting medico. 

Cos'è la profilassi pre-esposizione

Si chiama Profilassi pre-esposizione. E' un approccio noto per esempio per l'Hiv, infezione per la quale si parla ormai in maniera diffusa di 'Prep', che consiste nell'assunzione da parte di soggetti ad alto rischio di un trattamento farmacologico in chiave preventiva, per evitare il contagio. AstraZeneca ha studiato questo stesso approccio per il coronavirus Sars-CoV-2. E oggi ha comunicato "risultati positivi" per lo studio di fase III sulla "prima combinazione di due anticorpi a lunga durata d'azione (Laab) per prevenire Covid-19".

I risultati

In questo studio di profilassi pre-esposizione, battezzato 'Provent', "AZD7442 ha ridotto del 77% il rischio di sviluppare Covid-19 in forma sintomatica, rispetto al placebo".  AZD7442 è una combinazione di anticorpi (non vaccini) modificata per fornire potenzialmente una protezione di lunga durata (potrebbe offrire "fino a 12 mesi di protezione") ed è, puntualizza l'azienda, "la prima che ha dimostrato la prevenzione di Covid in un trial clinico", ottenendo una "riduzione statisticamente significativa dell'incidenza di Covid sintomatico", che era l'endpoint primario. Ora AstraZeneca si prepara a presentare i dati di profilassi (dai trial Provent e Storm Chaser) alle autorità regolatorie per la potenziale autorizzazione all'uso di emergenza o approvazione condizionata di AZD7442. 

Lo studio

Lo studio Provent ha accumulato 25 casi di Covid-19 sintomatico all'analisi primaria. Nel gruppo dei trattati con AZD7442 non ci sono stati casi di Covid grave o decessi Covid. Nel braccio che ha ricevuto il placebo, ci sono stati tre casi gravi, che includevano 2 decessi. Lo studio conta 5.197 partecipanti in totale (con il gruppo dei trattati col mix di anticorpi che ha numeri doppi rispetto al braccio placebo). Più del 75% aveva comorbilità, fra cui condizioni che causano ridotta risposta immunitaria alla vaccinazione. Il mix di anticorpi è stato "ben tollerato", riferisce AstraZeneca in una nota, e le analisi preliminari mostrano che gli eventi avversi sono stati bilanciati tra i gruppi placebo e AZD7442. 

"Un'arma in più"

"E' interessante, più opzioni di aggressione al coronavirus abbiamo e meglio è". Con queste parole il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano commenta all'Adnkronos Salute il primo mix di anticorpi studiato da AstraZeneca come possibile profilassi per prevenire la malattia da Sars-CoV2.  "Si tratta ovviamente di un qualcosa che deve essere valutato, vediamo come evolve - dice Pregliasco - può essere un'ulteriore arma per convivere meglio con un problema che si protrarrà ancora per qualche anno. Ben venga questa opzione per chi ha controindicazioni oggettive alla vaccinazione e per i quali può essere valutato questo approccio alternativo. Ma potrebbe anche servire - aggiunge il virologo - come profilassi nell'immediato in una situazione a rischio perché la vaccinazione necessita comunque di un certo tempo per proteggerti, mentre questo tipo di trattamento ti dà l'immediatezza della protezione". 

"I monoclonali rappresentano una speranza per coloro che non rispondono al vaccino o non possono essere vaccinati". Per queste persone, "un numero sostanzialmente limitato sulla popolazione generale", si tratta di "un'alternativa al vaccino", basata sul "trasferimento di anticorpi già formati ad una persona che non è in grado di produrli da sola attraverso la vaccinazione". Così Massimo Galli, docente di Malattie infettive all'università Statale e primario al Sacco di Milano, commenta lo studio studio Provent di fase III sulla "prima combinazione di due anticorpi a lunga durata d'azione (Laab) per prevenire Covid-19", i cui primi risultati sono stati comunicati da AstraZeneca.  "Questo studio è un'ulteriore conferma, nell'ambito di una serie di studi attualmente in atto - spiega all'Adnkronos Salute - della possibilità di arrivare a una profilassi sui non responder. Ma, e questo è il punto, per sapere che una persona non risponde al vaccino bisogna valutarlo prima che si ammali e questo va fatto, in particolare, nei soggetti più fragili e nelle situazioni in cui è più facile prevedere che possa non esserci stata una risposta al vaccino".