REDAZIONE CRONACA

Alluvione, sette mesi dopo, negozi chiusi e niente soldi: Arcore alza bandiera bianca

Imprese e botteghe storiche falcidiate dall’acqua

Alluvione ad Arcore

Arcore (Monza), 12 giugno 2015 - Lungo via Umberto I e in largo Arienti un osservatore distratto non vedrebbe traccia dell’alluvione del 12 novembre. Tutto sembra essere ritornato come era prima. Ma l’apparenza inganna. Gettando uno sguardo più attento mentre si cammina nel «salotto» di Arcore si scopre per esempio che ci sono meno negozi aperti rispetto a sette mesi fa, quando eravamo venuti, stivali alti ai piedi, per intervistare negozianti e cittadini esasperati mentre svuotavano negozi, case e box dal fango. La gastronomia al civico 33 di via Umberto ha tirato giù per sempre le serrande.

All'ingresso c’è da mesi (fa sapere un passante) il cartello «affittasi». «Basta, chiudo tutto e vado via», ci aveva detto infatti il titolare del negozio, Massimo Oteri, all’indomani dell’alluvione mentre con una canna attaccata ad una pompa cercava di svuotare la cucina e salvare le celle frigorifero. E così ha fatto. Nelle sue parole c’era la disperazione di chi, a dispetto della crisi, aveva investito soldi e risparmi per crearsi un’attività e si era ritrovato con il negozio immerso nell’acqua. Ottocento metri più avanti, in largo Arienti, si prepara ad alzare bandiera bianca Francesca Papi, 45 anni, che con un socio mandava avanti da 24 anni la sua boutique. «Di alluvioni ne avevamo viste. Anche pesanti. Ma questa di novembre ci ha tagliato le gambe. Non ci voleva proprio. Sono già tempi difficili». Il risultato? «Abbiamo dovuto mettere in liquidazione la società», racconta la giovane commerciante. Anche il negozio accanto, che vendeva vestiti per bambini, ha chiuso da mesi. E dall’altra parte della piazza ha alzato bandiera bianca la Grotta del sale dopo che il fango aveva rovinato mobilio e attrezzatura estetiche.

Piazza Arienti, occupata da un super-condominio, è stata tra le zone più colpite. Metri d’acqua hanno invaso i box (con dentro le macchine) dei condomini: «Il nostro magazzino è stato sommerso – racconta ancora Papi - Abbiamo dovuto buttare via tutta la collezione invernale acquistata per Natale e chiamare una ditta specializzata a bonificare la boutique». Come se non bastasse «pochi mesi prima avevamo rifatto il negozio con 60mila euro di mutuo». I titolari si sono ritrovati con le pareti e il pavimento da rifare, il magazzino sotterraneo inutilizzabile il campionario da rifare da cima a fondo. Troppo per andare avanti. Come se non bastasse è saltato pure il costoso impianto di riscaldamento e condizionamento: «abbiamo passato l’inverno al freddo». Soldi dell’assicurazione o rimborsi pubblici per ora non ne sono arrivati «siamo in causa con la compagnia assicurativa mentre al Comune abbiamo mandato l’elenco dei danni subiti, come hanno tutti gli altri negozianti». Cosa farà per vivere una volta chiusa la boutique? «Ancora non lo so, Ma vedrò di inventarmi qualcosa». Minaccia di chiudere bottega anche la ferramenta Mariani (siamo tornati in via Umberto): «Dopo 60 anni è dura abbassare la saracinesca – dice Rosangela Mariani –. Ma sarà inevitabile. Fino a quando avremo la forza andremo avanti». Le figlie Valentina e Michela avevano aperto un negozio di abbigliamento nei locali a fianco la ferramenta ma dopo l’alluvione lo hanno chiuso. Le avevamo incontrate prese a spostare manichi e vestiti inzuppati. Anche loro hanno detto basta: «Abbiamo avuto 9 forse 10 inondazioni – ricorda la mamma - Siamo stati costretti a mettere delle paratie fisse agli ingressi che non utilizziamo più: non è bastato a fermare il fiume d’acqua che a novembre ha invaso la via». Adesso aspettano anche loro i rimborsi: «In tanti anni di calamità naturali non abbiamo visto nulla. Anche stavolta non credo arriverà qualcosa – la signora Mariani - È passato il messo comunale a lasciarci i moduli di richiesta danni da compilare. Noi li abbiamo riempiti e consegnati. Adesso aspettiamo».

È riuscita a risollevarsi Francesca Lombardo, parrucchiera «anch’io ho fatto da tempo la lista dei danni. L’acqua ha rovinato pareti, pavimento, mobilio. Nell’attesa mi sono dovuta rimboccare le maniche e riaprire perché lo stipendio non te lo da nessuno». Intanto il Comune, BrianzaAcque e Parco della Valle del Lambro a settimana scorsa hanno presentato un piano da quasi 900mila euro per salvare Arcore dalle inondazioni. Saranno costruite delle vasche di riempimento ed eseguite opere idriche per tenere a banda il Lambro e le varie rogge che dalla collina scendono verso il paese. I danni sfiorano il milione e 600 mila euro. Il rendiconto del Comune è di 120mila euro, quello dei privati arriva quasi a 1,5 milioni. Ben 38 famiglie hanno dichiarato danni (alle strutture, esclusi quindi i beni mobili come auto e mobilio) per 710 mila euro. Più o meno la stessa cifra viene fuori dalle dichiarazioni delle 33 aziende colpite: solo Brianza Tende lamenta danni per 330 mila euro. La sindaca Rosalba Colombo venerdì ha informato che il governo a febbraio ha riconosciuto lo stato di emergenza per il maltempo in Lombardia dell’11 e 12 novembre. Alla regione Lombardia sono stati destinati 9 milioni di euro. Altri 7 dovrebbero arrivare dall’Unione europea il 9 luglio. Sarà poi il Commissario straordinario a decidere la distribuzione dei soldi. Gli arcoresi aspettano.