Adda e Lario assetati: mancano 30 miliardi di litri d'acqua. In pericolo anche i rospi

Sigillate le paratie della diga di Olginate: da qui escono meno di 55 metri cubi al secondo, il minimo indispensavile per non prosciugare completamente il fiume

La diga di Olginate regola il deflusso del Lario e la portata dell’Adda che scorre fino al

La diga di Olginate regola il deflusso del Lario e la portata dell’Adda che scorre fino al

Lecco - La buona voce dell’Adda e il suo mormorio d’acqua corrente inseguiti da Renzo Tramaglino in fuga da Milano non si odono quasi più. Il fiume e quel ramo del lago di Como sono in secca. In alcuni punti talmente bassi che si potrebbe forse guadarli a piedi, senza bisogno di pescatori né traghettatori. Rispetto all’anno scorso il livello del lago è più alto una quindicina di centimetri, ma in confronto alla media degli ultimi 15 anni mancano all’appello 30 miliardi di litri di riserve idriche, che sono il 38% in meno del passato. Per evitare che il lago si svuoti inoltre le paratie della diga di Olginate sono praticamente sigillate: escono meno di 55 metri cubi al secondo, il minimo vitale indispensabile per non prosciugare completamente l’Adda e lasciare senza acqua i pesci e le altre specie animali e vegetali.

"Ci stiamo preparando all’emergenza", spiega Emanuele Mauro, presidente del Consorzio dell’Adda, l’ente che gestisce e regola lo sbarramento, preoccupato che durante la stagione irrigua possa mancare l’acqua per irrigare i campi a valle. Nonostante la portata ridotta al minimo, il lago fatica a riempirsi e la situazione è da bollino rosso. Pure i torrenti sono asciutti: il Severa, il Gandoglio, il Molgora, il Curone in molti tratti sembrano sentieri più che corsi d’acqua, i greti si possono percorrere a piedi per chilometri.

Ne stanno risentendo le specie acquatiche. Ad esempio i rospi che migrano dai boschi nel lago durante la stagione degli accoppiamenti che sta per iniziare sono stati già decimati dalla siccità dell’anno scorso e potrebbero non reggere un altro periodo simile. C’è preoccupazione pure per le falde acquifere sempre più basse: se non pioverà, il 2023 sarà peggio del 2022. Per questo da Lario Reti Holding, la società pubblica per il ciclo idrico integrato nel Lecchese e anche oltre, si monitorano le scorte, i pozzi e le conduttore. Di razionamenti, come successo in estate, al momenti non se ne parla, tuttavia non si possono escludere nei prossimi mesi.