Gianluca Baldon, professione: acchiappa-animali

Cinquant'anni, da 25 si occupa di “cacciare” i pets smarriti

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Milano, 17 gennaio 2019 - Ognuno ha i suoi santi in paradiso e i quattrozampe milanesi hanno Gianluca Baldon. Professione: «acchiappa-animali». Cinquant'anni, da 25 si occupa di “cacciare” i pets smarriti; non solo cani, anche gatti, criceti, pappagalli, galline, maiali da compagnia, tartarughe e serpenti. Li ritrova grazie al metodo Stanislavskij, cioè si basa sull'approfondimento psicologico dell'animale e del suo proprietario. Gli sono capitati casi di ogni tipo, ma il suo metodo è praticamente infallibile: solo il 10% di insuccessi.

A volte è riuscito dove i cani molecolari avevano fallito. È reperibile 24 ore su 24. Quando è all'opera è come un rabdomante: «Non ragiono in termini d'affetto, seguo la logica e le leggi dell'istinto». Un'intuizione innata, unita alla sua esperienza. E a una serie di tecniche: posiziona gabbie-trappola, mette del cibo con sopra la farina per capire dalle impronte se è quello l'animale che sta cercando, si infila in cunicoli o nei tombini e attende pazientemente. Si aiuta con le condivisioni sui social, ma ritiene più efficace il passaparola coi volantini cartacei: «Li vedono nella zona in cui si è perso l'animale, anche anziani, senzatetto e prostitute».

Quello di «acchiappa-animali» è un mestiere unico in Italia e spesso Baldon è in trasferta in altre regioni. Il suo compenso giornaliero è di 50 euro con regolare fattura e le tariffe possono essere forfettarie, a seconda dei giorni e dell'intensità della “caccia”. Nel 2010 ha fondato Autobau, un servizio-navetta per l'accompagnamento dal veterinario, ma la sua specialità resta la ricerca di animali smarriti, principalmente cani. Il suo segreto «Calma, pazienza e nervi saldi, agilità e molta resistenza fisica, ma a farmi arrivare al risultato è la capacità di staccarmi da me stesso e pensare come fossi un cane, un gatto, un qualsiasi animale smarrito».

Il suo caso più difficile «Quello di Bianca, una cagnolina fobica, che dopo uno spavento è fuggita e si è lanciata nel Naviglio Pavese che era quasi in secca. Da qui si erano perse le tracce. Il padrone ha chiamato i vigili del fuoco che l'hanno cercata invano, poi sono intervenuto io. Ho trovato delle impronte che mi hanno fatto capire che il cane poteva essere sotto il canale di scolo del Naviglio. Mi davano tutti contro, dicendomi che era impossibile che la cagnolina fosse finita là sotto. Ma io comunque ho intrapreso una ricerca sotterranea e al mio ritorno eravamo in due, io e Bianca»