LUCA POLLINI
Cronaca

1968 a Milano, la rivoluzione approda in teatro

Il rito della Scala non basta più. La società che cambia sale sul palcoscenico

Ancora lontano il 1997 con il premio prestigioso Dario Fo alla Palazzina Liberty di Milano

Milano, 2 giugno 2018 - Nel cuore di Milano c’è una delle case della cultura internazionale. Il Teatro alla Scala che non è soltanto uno dei simboli della città - e dell’Italia intera - ma rappresenta il cuore della musica nel mondo. Da sempre sul suo palcoscenico s’intrecciano le voci e le emozioni dei nomi più importanti della scena musicale mondiale; nei suoi camerini si consumano momenti di gioia estrema e tragedie; sui loggioni si critica e si analizza l’opera; nei suoi palchi si sfoggia eleganza e stile. Per la Prima il giorno di Sant’Ambrogio il teatro si presenta con un fasto di luci e fiori, addobbato da migliaia di corolle a festoni disposti sopra a tutti gli ordini di palchi; quello reale è sempre occupato da presidenti, ministri e non mancano le teste coronate.

Nel 1968, il 7 dicembre, per la prima volta la Scala si trasforma in palcoscenico anche di proteste sociali: il pubblico all’ingresso diventa bersaglio di lanci di uova e ortaggi lanciati dai giovani del Movimento studentesco, così negli anni successivi le signore cominciano a vestirsi di nero e a nascondere i gioielli. Una sobrietà a lungo inseguita e voluta da un altro teatro milanese: il Piccolo. Anticipando di un paio di anni il dibattito del movimento del Sessantotto, Paolo Grassi – che ne è il direttore - annuncia di volere un rinnovamento organizzativo e alla domanda su quali sarebbero state le priorità del Piccolo Teatro, risponde di credere in un teatro nazionale popolare che faccia crollare definitivamente i prezzi, che non faccia più riduzioni per i lavoratori e gli studenti, gli impiegati e gli operai ma che attui una politica di prezzi bassa per tutti. E quella è stata la molla che ha fatto scattare l’apertura di teatri che negli anni Settanta si definivano d’avanguardia.

Nel 1972 Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah, Giovanni Testori, Dante Isella e Gian Maurizio Fercioni aprono il Salone Pier Lombardo che diventa immediatamente un punto di riferimento di vitalità artistica e culturale per Milano. Poi è stata la volta del Teatro Officina, inaugurato l’anno successivo da un gruppo di studenti, insegnanti e operai che trasforma il salone di una balera in viale Monza 140 in un teatro di sperimentazione; pochi mesi dopo Il Collettivo teatrale La Comune guidato da Dario Fo e Franca Rame – sfrattato da un capannone in via Colletta – occupa la Palazzina Liberty in Largo marinai d’Italia.

Il Comune la reclama subito e minacciando uno sgombero, ma la gente del quartiere, che la vedeva abbandonata da anni, solidarizza con la Compagnia, anche perché Fo in cambio di un regolare affitto chiedeva il semplice usufrutto temporaneo di un bene comune per svolgervi un’attività teatrale e culturale d’interesse pubblico. Infine nel 1974 alcuni ex studenti della scuola del Piccolo – tra questi Maurizio Nichetti - fondano la compagnia di Quelli di Grock. Questo mentre all’Auditorium Lepetit va in scena Zumbì, spettacolo messo in scena dagli Elfi, la compagnia di Gabriele Salvatores che pochi mesi dopo – nei locali dell’X Cine, sala cinematografica di via Ciro Menotti – apre il Teatro dell’Elfo.