Ariedo Braida saluta dopo due anni e mezzo: “Grazie Cremonese, qui tante cose belle”

Il dirigente ex rossonero commenta anche ii burrascoso addio di Paolo Maldini al Milan: “Calpestata la storia”

Ariedo Braida e Paolo Maldini

Ariedo Braida e Paolo Maldini

La notizia era nell’aria da mesi ma ora è diventata di pubblico dominio: Ariedo Braida, dopo due anni e mezzo a Cremona conditi da una promozione storica e parecchie intuizioni di successo, ha dato l’addio al club grigiorosso.

"Mi è dispiaciuto lasciare la Cremonese ma il calcio così come la vita sono fatti di cicli. Io mi sono trovato benissimo a Cremona: è una società che non può e non deve fermarsi perché ci sono tutti i valori indispensabili per fare bene, parlo dell’ambiente in generale, della proprietà, dei tifosi e dello stesso Ballardini che è un bravissimo allenatore”.

Per qualsiasi altro dirigente due stagioni e mezzo potevano rappresentare troppo poco tempo per lasciare un segno, ma la storia personale e professionale di Braida è valsa più di qualsiasi biglietto da visita. “Quando sono arrivato la squadra era ultima in Serie B e l’ambiente parecchio sottotono, penso di aver contribuito a portare un po’ di entusiasmo con le mie conoscenze e la mia esperienza”.

Come direttore generale a pochi giorni dal suo arrivo decide di puntare su mister Fabio Pecchia, prendendosi un azzardo, l’anno seguente da consulente strategico affiancato al direttore sportivo Simone Giacchetta, realizza un mercato da Oscar contribuendo alla cavalcata dei temibili ragazzi di Pecchia in Serie A, a 26 anni di distanza dall’ultima volta. Porta a Cremona giovani di caratura nazionale e di grande prospettiva: da Marco Carnesecchi e Caleb Okoli, in prestito dall’Atalanta, a Nicolò Fagioli dalla Juventus fino a Gianluca Gaetano dal Napoli. Allo stesso tempo mette al centro del progetto tutti i ragazzi della vecchia guardia: "Devo dire che con Castagnetti, Ciofani, Bianchetti ma anche con Carnesecchi si era creato un rapporto bello e intenso”.

L’ultimo anno sorge qualche incomprensione, tant’è che l’ultima apparizione ufficiale del consulente strategico davanti alle telecamere avviene a novembre, quando ribadisce la fiducia a mister Alvini. Da lì in poi solo presenza stabile sugli spalti e nessuna dichiarazione ufficiale: “Una relazione può durare più o meno tempo, l’importante è viverla con passione”. Nessun caso mediatico dunque alla base della fine del rapporto: “Il calcio è la mia vita e io ho ancora tanta passione, spero di poter continuare a fare ciò che più mi piace anche perché penso di aver dimostrato di potere dire la mia”.

La sfida di Cremona, che lo ha portato a rivivere le sensazioni dell’esordio da dirigente con il Monza, quando gli obiettivi erano ben diversi rispetto a quelli per i quali avrebbe poi lottato durante l’esperienza da direttore generale e poi direttore sportivo al Milan, lunga 27 anni. Proprio da dove tutto ha avuto inizio, dunque, potrebbe ripartire la prossima stagione: "Non nego

che mi sono già visto con il mio amico Adriano e che ci potrebbe essere l’opportunità di tornare a lavorare assieme. Vediamo come si evolveranno le cose”.

A Monza, dunque, anche per scelta di cuore, potrebbe ricomporsi la triade di fuoriclasse con l’amministratore delegato Adriano Galliani e il patron Silvio Berlusconi. “I sentimenti non si possono comprare né vendere. Nei giorni scorsi ho sentito Paolo Maldini per manifestargli il mio affetto e la vicinanza. Da milanista dico che i Maldini rappresentano la storia, storia che è fondamentale nella vita di un uomo e che per me è stata calpestata”.

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