Caso Signoroni: dimissioni, il fronte del sì

Sull’incompatibilità scricchiola il centrosinistra

 Mirko Signoroni al momento delle elezioni per la presidenza che ha poi vinto

Mirko Signoroni al momento delle elezioni per la presidenza che ha poi vinto

Crema (Cremona), 20 settembre 2019 - «Non c'è ragione perché il presidente Mirko Signoroni si dimetta. Può restare in carica fino al giudizio d’appello. Quindi, ancora per parecchi mesi». È il parere dell’avvocato Antonino Rizzo che è stato incaricato da Mirko Signoroni di prendere le sue parti. Inoltre, per innescare il procedimento serve un esposto che venga inoltrato alla prefettura, anche se lo stesso prefetto, venuto a conoscenza della situazione, potrebbe agire anche senza esposto. Tuttavia, tra i consiglieri di entrambi gli schieramenti si sta facendo largo l’idea che Signoroni debba dimettersi per poi, magari, ripresentarsi. Questa la situazione il giorno dopo la lettera del segretario generale Maria Rita Nanni che ha scritto a presidente e consiglieri mettendo in luce come Signoroni al momento dell’elezione fosse ancora vicepresidente di Ato e non potesse concorrere alla carica di presidente della provincia. La lettera ha innescato un putiferio perché ha messo a nudo un problema grave. Signoroni si è dimesso dalla carica in Ato solo questa settimana, a elezioni vinte e giuramento prestato. Troppo tardi, la legge è perentoria: le dimissioni andavano presentate alla candidatura. Il rischio nella posizione espressa dall’avvocato Rizzo - ovvero fare oppsizione restando in carica fino alla sentenza d’appello- è di vedersi invalidare tutti gli atti firmati in caso si soccomba in giudizio.

Ma la questione più immediata è quel che pensano i consiglieri di entrambe le fazioni. Scontato che per quelli del centrodestra ci debba essere un passo indietro del presidente; meno scontato che anche nel centrosinistra la si pensi in questo modo. E, invece, non sono pochi gli eletti del centrosinistra che stanno per chiedere a Signoroni il passo indietro. Altro aspetto della vicenda, il ruolo del segretario generale. Nanni ha preso per buone le dichiarazioni (in buona fede) di Signoroni al momento della candidatura senza verificare? E quando si è accorta dell’anomalia? Solo dopo a elezioni avvenute. E perché se il 9 settembre scrive a Signoroni che è ineleggibile sta al suo fianco il 13 quando lui giura da presidente? Nei palazzi c’è chi sospetta che il segretario generale abbia voluto in qualche modo fare una ripicca al presidente, visto che non era stata riconfermata nel suo ruolo. E forse anche per questo la lettera è stata spedita nel suo ultimo giorno di lavoro. In ogni caso, le previsioni di oggi sono che la presidenza Signoroni abbia i giorni contati.