PIER GIORGIO RUGGERI
Cronaca

Crema, condanna definitiva per estorsione: avvocato finisce in carcere

Dopo la sentenza della Cassazione, per il 64enne Angelo Branchi si sono aperte le porte di San Vittore

L'uomo è stato portato a San Vittore

L'uomo è stato portato a San Vittore

Crema (Cremona) – La Cassazione ha confermato la condanna per estorsione all'avvocato Angelo Branchi. Per lui si sono aperte le porte della prigione.

Anche il tribunale di Roma, ultima spiaggia, ha confermato la condanna a sette anni comminata sia in primo grado a Cremona, sia in secondo grado a Brescia. Quindi per Angelo Branchi, 64enne avvocato di Crema, si sono le porte del carcere di San Vittore.

Branchi era stato rinviato a giudizio con l'accusa di estorsione. Per conto del suo assistito Antonio Silvani aveva inviato lettere di ingiunzione di pagamenti ai clienti di quest'ultimo, che aveva una ditta di serramenti. Il modus operandi di Silvani era semplice: eseguiva i lavori, si faceva pagare in nero e poi, dopo anni, emetteva una fattura reclamando il pagamento del lavoro eseguito. I clienti si opponevano e lui mandava, attraverso l'avvocato Branchi, le lettere di ingiunzione, arrivando anche al sequestro di beni se i presunti debitori non coprivano il debito.

Il tutto verteva sul fatto che i clienti avevano pagato in nero e quindi non si sarebbero autodenunciati. La procedura aveva funzionato per un po', ma poi alcuni clienti si erano opposti e avevano denunciato, alzando il coperchio sull'estorsione. I giudici, viste le testimonianze, avevano rinviato a giudizio sia Silvani, sia Branchi ma mentre il primo aveva seguito l’iter processuale del procedimento abbreviato, che gli aveva dato diritto a uno sconto di un terzo della pena e lo aveva portato a una condanna definitiva a quattro anni e otto mesi in Cassazione nel 2022 e oggi è un uomo libero, Branchi ha sempre optato per il rito ordinario, venendo però sempre condannato.

La prima sentenza a Cremona, del marzo di tre ani fa, lo aveva visto condannato a sette anni e un mese, mentre in appello a Brescia, nell’aprile dello scorso anno la condanna era stata di sette anni perché un capo d’imputazione era prescritto. Poi da Roma, qualche giorno fa, il verdetto definitivo, la sentenza esecutiva e l’ingresso in carcere.