Como e il bonus: un boomerang per le piccole imprese

La denuncia del presidente di Cna Lario Brianza, Pasquale Diodato: "Non dobbiamo fare le banche allo Stato italiano"

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Como, 11 giugno 2022 -  Costrette a far da banca allo Stato le piccole imprese edili della provincia di Como, come ha denunciato il presidente di Cna Lario Brianza, Pasquale Diodato, che ha raccolto l’appello dei propri associati.

"Da un sondaggio diffuso tra le nostre imprese della filiera costruzioni nelle province di Como, Lecco, Monza Brianza e Varese, emerge che il cumulo di crediti fiscali, maturati e non ceduti ad oggi, per 50 aziende medio piccole sono superiori ai 5 milioni di euro - spiega Diodato – Se pensiamo che il campione territoriale è limitato e ipotizziamo di estendere questi numeri a tutta Italia, vediamo che il risultato è astronomico. Chiediamo, quindi di sbloccare la situazione, pena una moria diffusa di piccole realtà che con il volano dei Bonus hanno operato gli sconti in fattura e maturato crediti che oggi rimangono sul groppone, come si usa dire, delle stesse imprese, non cedibili e congelati nel cassetto fiscale". Una situazione che riguarda sicuramente il Bonus 110% ma per una percentuale minore; più ampiamente le Pmi associate del settore edilizia e impiantistica hanno proposto alla clientela i bonus minori che però hanno determinato una situazione oggi al collasso per la modifica in corso d’opera delle regole del gioco. "I dati parlano chiaro – prosegue il presidente - i danni peggiori sono quelli provenienti dagli sconti in fattura relativi ai bonus decennali che hanno prodotto crediti a tutt’oggi incagliati nei cassetti fiscali delle imprese. C’è da dire che tra il campione sollecitato nel sondaggio una larga fetta di imprenditori appartiene al settore dell’impiantistica e installazione e da qui deriva il numero significativo di applicazione del Bonus 65%. Le dimensioni d’impresa dei soggetti coinvolti sono quelle delle piccole e medie imprese, tuttavia dai dati si evince che i crediti generati sono i più disparati da poco meno di 5mila euro fino a quasi un milione e mezzo".

Da qui la richiesta al Governo, attraverso i vertici di Cna, per arrivare alla liquidazione immediata di quanto dovuto. "Occorre lo sblocco dei crediti, anche e soprattutto quelli incagliati tra il 17 febbraio e il 30 aprile 2022 che sono rimasti immobilizzati dalla data del 1° maggio, inserita nell’ultimo Decreto come spartiacque per la ripresa della cessione multipla dei crediti". L’ennesimo pasticcio all’italiana.