Accoltellata alla gola a 16 anni per essersi ribellata a tentativo di violenza: una via per Teresa Lanfranconi a Mariano Comense

Il tragico omicidio nell’estate del 2003. Oggi, ventuno anni dopo, una strada porta ufficialmente il suo nome. Sulla targa la scritta: “Vittima di femminicidio, l’amore non è violenza“

La via intitolata a Teresa Lanfranconi

La via intitolata a Teresa Lanfranconi

Mariano Comense (Como) – I suoi occhi azzurri, i capelli biondi, un sorriso spensierato spento tragicamente in un tentativo, respinto, di violenza, a sedici anni, nell’afoso pomeriggio del 18 giugno 2003. Mariano Comense non l’ha mai dimenticata Teresa Lanfranconi, meno che mai la sua famiglia, gli amati cugini, il Jean Monnet, la scuola che frequentava e che la ha dedicato da anni un’aula. Oggi, ventuno anni dopo, una strada porta ufficialmente il suo nome: “Via Teresa Lanfranconi, vittima di femminicidio, l’amore non è violenza“, si legge su quel cartello piazzato a due passi dalla casa dove abitava, dalla scuola che frequentava e dal viottolo che costeggia la ferrovia di via dei Vivai dove trovò la morte per mano di Giovanni Gambino, quel giovane che con una coltellata le recise la carotide senza darle il tempo di gridare.

Omicidio aggravato da un tentativo di violenza sessuale, disse la sentenza. Perché Teresa si difese, sino all’ultimo, e per questo pagò con la vita. Gambino, all’epoca 19enne, abitava ad Anzano del Parco: fu condannato a 17 anni e otto mesi: dopo un periodo in carcere fu trasferito all’ospedale giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Quel delitto, invece, nell’estate del 2003 divenne un caso nazionale, così come il tentativo di linciaggio del suo assassino davanti alla caserma dei carabinieri poco dopo il fermo.

Non a caso il preside del Jean Monnet, Filippo Di Gregorio, ha parlato a proposito dell’intitolazione di «un gesto di valore che riconcilia la memoria con il presente». Il sindaco, Giovanni Alberti, crede si tratti di «un atto dovuto e voluto» anche per via della richiesta fatta in Comune da parte dei cugini di Teresa e da oltre 200 firme di cittadini. La scelta della nuova strada, poi, non è stata casuale: proprio lì, dove sono i suoi ricordi, vicino a chi le ha voluto bene.

«Ricordo bene Teresa – ha detto al taglio del nastro Alberti – abitavo nello stesso palazzo in quegli anni. La incontravo nel vialetto, occhi azzurri, sempre gioiosa, cordiale, sempre di corsa aveva sempre qualcosa da fare. Felice della vita che stava vivendo, una vita spezzata improvvisamente da un momento all’altro. Ricordo anche il dolore della città che si è stupita, meravigliata del fatto che una cosa simile fosse accaduta qui, nella nostra comunità, un dolore potente, uno sbigottimento fortissimo che ha provocato una rabbia forte che non trovo più ai giorni nostri: oggi siamo quasi abituati ad accendere la tv e sentire di atti violenza sulle donne, maltrattamenti, violenze non solo fisiche ma morali psicologiche, quasi spegniamo la tv siamo talmente stanchi di sentire che quasi dà fastidio, come fosse un fatto quotidiano che sembra abitudine.. non deve essere così». «Quando sono arrivato in questa scuola – spiega invece il preside – ero a conoscenza di ciò che era accaduto a Teresa ma non ne avevo colto il valore e l’importanza per coloro che, a scuola, l’hanno conosciuta».