Como, il sindaco Rapinese ignora le proteste: chiude gli asili nido e dopo un secolo ferma le giostre a Pasqua

I giostrai costretti a traslocare, E anche la rimostranze delle mamme per la chiusura degli asili non sortisce alcun effetto

Com’era da attendersi le proteste accalorate, un evento eccezionale per la tranquilla Como, non sono servite a smuovere di un millimetro il sindaco Alessandro Rapinese che prosegue il suo muro contro muro contro i giostrai, che per la prima volta non saranno a Como con il Luna Park a Pasqua dopo oltre un secolo di presenza ininterrotta costretti a traslocare a Lecco dove sono stati accolti a braccia aperte.

Il sindaco Rapinese ha discusso con una delegazione dei giostrai. Irremovibile
Il sindaco Rapinese ha discusso con una delegazione dei giostrai. Irremovibile

Non hanno avuto un risultato migliore anche le proteste dei genitori che la scorsa settimana e ieri, in maniera ancor più rumorosa, hanno fatto sentire la loro voce nel cortile di Palazzo Cernezzi per chiedere di non chiudere gli asili dei quartieri. La protesta di quelle che il sindaco non ha esitato a definire "le mamme del Pd" non fermerà il progetto di razionalizzazione presentato nei giorni scorsi dal Comune, che replica con i numeri sostenendo che aprendo ai privati e chiudendo le strutture inefficienti, l’offerta di posti per i bimbi nei nidi aumenterà a livello qualitativo e quantitativo. "Non inseguo il consenso, ma la legalità", ha sottolineato il sindaco replicando ai giostrai che delusi annunciano una manifestazione di protesta in città venerdì.

“La mia totale solidarietà va ai giostrai di Como perché la situazione che stanno vivendo è assolutamente vergognosa - è intervenuto l’assessore regionale al Territorio e Sistemi Verdi, Gianluca Comazzi - L’irresponsabilità del sindaco e della sua amministrazione, che hanno deciso di ridurre lo spazio ai giostrai per l’annuale luna park di Pasqua, è una mossa che calpesta il diritto al lavoro e alla dignità di 70 famiglie che dipendono da questa attività per sopravvivere. Il sindaco Rapinese ci ripensi".

È destinata ad alimentare il dibattito in città ancora a lungo anche la chiusura dei nidi che è riuscita nell’impresa, pressoché unica, di unire contro Rapinese movimenti politici, partiti e i sindacati che temono ripercussioni per le lavoratrici oggi in carico a Palazzo Cernezzi. "Considerare i servizi alla famiglia come semplici “costi“ è indicativo della completa assenza di questa sensibilità del sindaco - sottolinea il presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Stefano Molinari - È bene che i comaschi ne prendano atto. Come Fratelli d’Italia continueremo a batterci in tutte le sedi per contrastare questo approccio che danneggia le famiglie e, in particolare, le donne". Roberto Canali